L’incidente aereo di Montagna Longa, avvenuto la sera del 5 maggio 1972 sulle rocce che sovrastano l’aeroporto di Palermo e che provocò 115 morti, “fu un atto di terrorismo”.
Lo rivela una memoria realizzata dal professor Rosario Ardito Marretta, docente di Aerodinamica all’università di Palermo, che ha presentato questo studio di quasi 200 pagine al procuratore capo Francesco Lo Voi. Il materiale è una ricerca che l’ingegnere ha condotto per 17 mesi per conto dell’Associazione familiari delle vittime di Montagna Longa. Il documento era stato consegnato alla procura di Catania (dove si svolse il processo che attribuì la responsabilità dell’incidente a un errore dei piloti) per chiedere la riapertura delle indagini, richiesta rigettata; successivamente era stato depositato alla procura di Caltanissetta che ancora non si è espressa.
Marretta ritiene che il Dc8 dell’Alitalia, proveniente da Roma, finì contro le montagne perché ingovernabile, a causa di un’esplosione e del conseguente incendio a bordo che hanno compromesso la funzionalità dei comandi. Il professore ha utilizzato “moderne applicazioni del processo di calcolo delle equazioni della meccanica del volo – spiega -, della recentissima ‘Computational fluid dynamics’ e dell’uso degli algoritmi di calcolo computerizzato”.
Nel 2012, un libro del giornalista Francesco Terracina, “L’ultimo volo per Punta Raisi”, rivelò che un elemento chiave dell’inchiesta (il mancato funzionamento della scatola nera, causato, si disse, da un guasto non rilevabile occorso alcune ore prima dell’incidente) era stato del tutto trascurato: il guasto, infatti, non poteva non essere rilevato dagli equipaggi.
Marretta va oltre, spiegando che la scatola nera sarebbe stata manomessa in modo da impedire ai piloti di accorgersi del suo mancato funzionamento. Un atto terroristico, insomma, preparato nei dettagli, è la tesi del professore.