Distraiamoci un po’ dal coronavirus e cambiamo argomento guardando ad una prospettiva diversa. Parliamo di quanto gli scienziati abbiano lottato e continuino a lottare per comunicare efficacemente le loro ricerche al pubblico.
Quanti medici e scienziati abbiamo sentito in questi giorni? Tanti, ma non tutti ci hanno dato sicurezza e trasmesso autenticità. Su questo tema ho letto recentemente uno studio di un team di ricercatori dell’Università del Missouri e dell’Università del Colorado, che sottolinea come gli scienziati possano guadagnare fiducia e comunicare autenticità nei confronti del pubblico che li ascolta, mostrando, oltre alla fondatezza del messaggio, il loro lato umano.
Nello specifico, le narrazioni in prima persona possono aiutare a stabilire una connessione empatica tra lo scienziato e il pubblico, che così comprenderà meglio anche gli argomenti più complessi. Uno degli autori, SiSi Hu, ricercatore presso la Scuola di Giornalismo del Missouri, afferma che il più delle volte gli scienziati, quando parlano delle loro ricerche, non considerano il pubblico che li sta valutando: “in genere il pubblico riesce a capire cosa lo scienziato gli sta presentando, ma ogni persona capisce a modo suo e lo scienziato non si cura di risultare autentico.
Invece, deve instaurarsi una fiducia reciproca: lo scienziato deve fidarsi del pubblico tanto quanto il pubblico si fida dello scienziato e del suo messaggio”. Sulla base di questo assunto, il team, dopo aver completato un accurato studio della letteratura esistente, ha creato una teoria sull’autenticità percepita nella comunicazione scientifica: uno scienziato è comunque una persona con i propri valori e, inevitabilmente, il suo messaggio rifletterà quei valori.
Questa teoria è stata provata attraverso un sondaggio di 19 domande sull’autenticità. Le domande erano su una descrizione di una ricerca pubblicata sulle piante e su un gruppo di messaggi narrativi assegnati in modo casuale che tentavano di spiegare tale ricerca. Il gruppo di messaggi includeva una storia, tratta dalle esperienze di vita reale di J. Chris Pires (professore di Scienze Biologiche presso il MU College of Arts and Science) su come cominciò ad interessarsi alla scienza delle piante.
Dai risultati ottenuti, i ricercatori hanno concluso che se uno scienziato condivide la propria storia dello sviluppo dell’origine del suo interesse per l’argomento che tratta, attraverso una narrazione in prima persona e senza l’uso di forme istituzionali, le persone sono più inclini a percepirlo come autentico sulla base di un sentimento di connessione.
Il team ha anche trovato che le qualità narrative dell’autenticità percepita, si allineano strettamente con la generosità e la moralità, due tratti della personalità che possono aiutare un pubblico a creare fiducia con la persona che consegna il messaggio. Riflettiamo su questo: che i comportamenti, l’esempio, e ciò che questo studio ci consegna, servano a fornire agli scienziati un po’ di saggezza, una guida e degli strumenti utili da utilizzare per migliorare la comunicazione delle loro ricerche al pubblico.