Interessanti testimonianze archeologiche di età antica e medievale sono emerse a Vicari (PA) nel corso dei lavori di restauro e riqualificazione del Teatro Libertà che prevedevano anche il risanamento e il consolidamento delle fondazioni.
Gli scavi, realizzati dal Comune e progettati da Livia Realmuto sotto la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, diretta da Selima Giorgia Giuliano e in particolare della Sezione Archeologica, diretta da Maria Rosaria Marrone, hanno permesso di individuare parti delle strutture che appartenevano all’ex Chiesa di San Leonardo.
“L’attività di vigilanza esercitata dalle Soprintendenze della Sicilia – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – continua a dare interessanti frutti. Si tratta di un’azione costante e puntuale che scruta il territorio e permette di recuperare testimonianze storiche importanti durante le normali attività di cantiere consentendo che non vadano persi elementi importanti che contribuiscono a meglio definire l’atlante storico della nostra regione”.
Ad essere messi in luce sono stati, in particolare: una cripta, i resti dell’antico ingresso (acciottolato e gradino di accesso) e, all’esterno, parte di una delle absidi laterali costituita dai tipici blocchetti di calcarenite biancastra che caratterizza le architetture più antiche e tipiche del paese.
Al di sotto di queste strutture, lo scavo ha rivelato la presenza di sepolture infantili, costituite da contenitori in ceramica (spesso anfore) che custodivano i resti dei piccoli inumati secondo un rito (detto enchytrismòs) noto nelle necropoli di tradizione greca nel VI e V secolo a.C..
I contenitori ceramici in alcuni casi erano situati in fosse foderate e coperte da lastre di pietra, al di sopra delle quali piccoli cumuli di pietre costituivano i semplici segnacoli. All’interno di queste povere deposizioni si è trovato, in alcuni casi, anche qualche elemento di corredo, quali brocchette decorate a immersione.
“Secondo quanto riferiscono gli archeologi della Soprintendenza, Monica Chiovaro e Laura Riolo –precisa la Soprintendente Selima Giorgia Giuliano – il dato è interessante poiché conferma l’estensione dell’ampia necropoli di età classica; inoltre, per la prima volta, lo scavo è stato realizzato con metodo stratigrafico e ciò ha consentito una raccolta attenta e puntuale dei dati della preziose testimonianze archeologiche messe in luce”.
L’area urbana di Vicari, situata ai piedi della possente rocca sulla quale si trovano oggi i ruderi del castello medievale, più volte nel passato ha restituito rinvenimenti fortuiti, costituiti per lo più da vasellame di età arcaica e classica (VI-V secolo a.C.). L’area era, infatti, occupata da una vasta necropoli, relativa a un centro posto in posizione strategica tra le vallate del Fiume Torto e del fiume San Leonardo; il sito fu fortemente influenzato dalla cultura greca e rimase in vita fino al III secolo a.C. quando, anche in questi territori, si assiste all’affermazione politica di Roma.
Poco sappiamo di Vicari in età tardo-antica e alto-medievale; è noto, invece, che il centro ebbe il suo sviluppo in età medievale, di cui conserva ancora oggi i tipici caratteri urbanistici, con la disposizione tortuosa delle strette vie che si dispongono alle pendici dell’antico castello.