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La riflessione

Retrospettiva di un messaggio: quando la comunicazione gioca per sé

lunedì 20 Maggio 2024

In questi giorni, trovandomi a Milano ho appreso dell’iniziativa, condivisa dal sindaco della città e dalla sua giunta, volta a rimuovere da uno spazio esterno, per collocarla in uno interno, una scultura rappresentante una madre intenta a nutrire al seno il suo bambino.

Questa notizia mi ha fatto affiorare un ricordo della mia infanzia quando, utilizzando i mezzi pubblici si notavano spesso madri che tenevano in braccio bambini molto piccoli dato che in quel periodo i cosiddetti “passeggini” costituivano un lusso che non tutti potevano permettersi.

In questa condizione capitava spesso che queste madri attaccassero al seno i propri figli per nutrirli durante il viaggio. Mi colpiva allora, e lo ricordo ancora, che queste donne usavano, forse per innato pudore, poggiare un fazzoletto sul seno scoperto ma, ricordo soprattutto, che nessun uomo in quelle circostanze alzava lo sguardo su quel seno scoperto cui era attaccato un neonato, considerando per istinto o per ragionamento quella scena come una sacralità da non turbare con qualunque altro pensiero. Tornando alla scultura, l’argoment0 usato per chiederne la rimozione è stato quello di non ritenere quell’opera d’arte “inclusiva”!

Ma cosa c’è di più inclusivo, di più naturale, di più umano di una donna che con un atto d’amore ha dato alla luce un bambino e lo cura, lo assiste, lo nutre e con ciò lo fa crescere e lo prepara per il tempo che verrà, dando tutto senza nulla mai chiedere?

Questi ipocriti e vili, che per ragioni più o meno squallide tendono ad aderire a mode imposte, cosa vorrebbero? Potrebbero chiedere di rimuovere dagli Uffizi le immagini di madonne col bambino di Raffaello, Giotto, Guido Reni ed altri oppure togliere dai programmi della Dimostranza di Siviglia o della processione dei misteri di Trapani l’incontro dei simulacri di Gesù e della “madre Addolorata”, che sono i momenti più emozionanti di quelle rappresentazioni anche per chi non è credente ma solo “figlio”. Anche questi momenti potrebbero essere non inclusivi ma i novelli profeti sono troppo vigliacchi per toccare Raffaello e simili patrimoni dell’umanità e preferiscono prendere di mira un  artista sensibile che ha voluto esprimere così le sue emozioni.  Sono sempre stato disposto a difendere il diritto di ognuno a vivere come crede la sua vita: affettiva, relazionale, sociale, politica o religiosa ma non si tocchino i diritti degli altri e non si cerchi   di imporre lo stravolgimento della natura delle cose. Questa sub-cultura, gabellata per progressismo, lasciatemelo dire: è innaturale, ed è tempo che si cominci ad avere il coraggio di dirlo , senza se e senza ma, prima di esserne travolti.

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