E’ atteso per giovedì 20 luglio a mezzogiorno, in Prefettura a Messina, il primo incontro tra la rappresentante del Governo ed i sindaci di 40 comuni del messinese dopo la dura presa di posizione dei giorni scorsi sull’onda della protesta a Castell’Umberto. Nel vasto schieramento di primi cittadini, in molti non sono d’accordo con i modi utilizzati dal sindaco Lionetto (specie quello di bloccare i cancelli), me tutti concordano che la mancanza di concertazione con la Prefettura sia alla base di tanta esasperazione. Accoglienza che, passa sulla testa delle comunità e viene gestita esclusivamente da società e cooperative spesso neppure locali.
Inoltre, come spiega oggi in un reportage il quotidiano “La Repubblica”, sono decine i comuni siciliani che dopo aver anticipato somme per far funzionare le strutture, non hanno mai ottenuto i previsti rimborsi. Il business dell’accoglienza, attualmente in Sicilia è un affare da più di 143 mila euro al giorno, se si moltiplicano i 30 euro che lo Stato stanzia quotidianamente per ogni ospite di un centro d’accoglienza straordinario, con i 4791 migranti presenti nell’Isola, secondo l’ultimo dato del Viminale. Affari in mano a cooperative “rosse”, “bianche”, di destra e persino legate a personaggi che animano i circoli di “noi per Salvini”.
A gestire il centro d’accoglienza di Castell’Umberto (anche se tecnicamente ricade nel comune di Sinagra) ci sono, assieme alla Terre di Mazzarino, due delle realtà più forti dell’Isola: l’Azione sociale di Caccamo e l’Ippocrate di Enna. Quest’ultima è una società che fa riferimento all’ex assessore regionale alla Famiglia, Paolo Colianni (MPA). Quest’ultimo, abbandonata la politica attiva, ha deciso di dedicarsi a questa attività. E proprio in una intervista a Repubblica, stamattina, Colianni accusa il sindaco Enzo Lionetto. «Quello che sta accadendo a Castell’Umberto- dice Colianni– è quanto meno bizzarro. C’è un sindaco che protesta in un’area non sua».