In tanti oggi si sono fermati a ricordare il 40esimo anniversario dell’assassinio del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il sindaco Roberto Lagalla ha deposto una corona di fiori in via Isidoro Carini, luogo dell’attentato mafioso nel quale sono rimasti uccisi il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
«Nel giorno del quarantesimo anniversario dell’uccisione del generale dei carabinieri e prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, esempio di fedeltà ai valori dello Stato e della legalità. Oggi Palermo si stringe nel commosso ricordo del prefetto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo, vittime della strage del 3 settembre 1982. Dopo il contrasto alle Brigate rosse, Dalla Chiesa non ha esitato nell’accettare il gravoso incarico a Palermo, una città martoriata e già insanguinata dagli attacchi della mafia allo Stato. Restano ancora oggi il dolore e il rammarico per non aver visto un uomo di grande intelligenza e lungimiranza come Dalla Chiesa accompagnato nel modo giusto e con adeguati strumenti dallo Stato nella lotta a Cosa nostra. Dalla Chiesa ha lasciato comunque un’eredità preziosa che auspico possa sempre ispirare il lavoro quotidiano di ogni uomo dello Stato e in particolare dei carabinieri che ringrazio per i loro quotidiani sforzi contro ogni forma di criminalità».
“Quarant’anni fa la mafia uccideva con una spietata esecuzione il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Un episodio che rimarrà indelebile nella memoria collettiva.
Indelebile come il sacrificio di questi servitori dello Stato, che hanno pagato con la propria vita l’impegno profuso a difesa della legalità e della giustizia” lo scrive sulla sua pagina Facebook Nello Musumeci.
“L’uccisione, quaranta anni or sono, del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, il ferimento mortale dell’agente Domenico Russo, deceduto alcuni giorni dopo, gettarono Palermo, la Sicilia, il Paese intero nello sgomento. Ancora una volta la ferocia della violenza criminale mafiosa, in un crescendo di arroganza, non risparmiava un servitore della Repubblica né le persone che avevano l’unica colpa di essergli vicine“. Lo scrive in un messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Quell’estremo gesto di sfida contro un eroe del nostro tempo, un Carabiniere protagonista della difesa della democrazia contro il terrorismo – sottolinea -, si ritorse contro chi lo aveva voluto. La comunità nazionale, profondamente colpita da quegli avvenimenti, seppe reagire dando prova di compattezza e di unità d’intenti contro i nemici della legalità, delle istituzioni, della convivenza civile. Strumenti più incisivi di azione e di coordinamento vennero messi in campo, facendo tesoro delle esperienze di Dalla Chiesa, rendendo più efficace la strategia di contrasto alle organizzazioni mafiose. Quello sforzo fu sostenuto e accompagnato da un crescente sentimento civico di rigetto e insofferenza verso la mafia, che pretendeva di amministrare indisturbata i suoi traffici, seminando morte e intimidazione. Commozione e sdegno alimentarono le speranze dei siciliani onesti, ne rafforzarono il rifiuto della prepotenza criminale“.
“La lezione di vita del Prefetto Dalla Chiesa, la memoria delle vittime di quel vile attentato – prosegue il Capo dello Stato – vivono nell’impegno delle donne e degli uomini che nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione operano per la difesa della legalità, dei giovani che vogliono costruire una società più giusta e trasparente, dei tanti cittadini che, consapevoli dei loro diritti e doveri, avversano responsabilmente la cultura della sopraffazione e della prevaricazione. Nel rendere omaggio al ricordo di quell’estremo sacrificio, rinnovo alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo la solidale vicinanza mia e dell’intero Paese”