Continua inesorabile il lento processo di desertificazione commerciale della città di Palermo che manda in fumo altri, seppur pochi, preziosi posti di lavoro. A chiudere stavolta non è un piccolo marchio storico locale, ma il punto vendita di Mondadori già da tempo in difficoltà. Si tratta di quello sorto nel 2017 all’interno dello store Oviesse di Viale Strasburgo in seguito alla cessione di ramo d’azienda del negozio di via Ruggiero Settimo proprio da parte di Mondadori in favore della società di abbigliamento.
Il colosso dell’editoria, alle prese con la crisi economica generale aggravata da quella attraversata dal settore, aveva deciso di cambiare strategia commerciale, passando dal megastore al piccolo corner. In quell’occasione dei 14 dipendenti in forza alla Mondadori 7 furono trasferiti senza soluzione di continuità ad Ovs, dove ancora oggi lavorano, mentre la restante parte fu reimpiegata. A distanza di solo un anno, tuttavia, i risultati delle vendite sono così negativi da costringere l’azienda a chiudere. Ai 6 dipendenti è stato proposto il trasferimento presso altri punti vendita del Centro Nord Italia.
“I trasferimenti proposti da Mondadori – dichiara Monja Caiolo, segretario generale Filcams Cgil Palermo – in alternativa al licenziamento, non riteniamo possano essere una valida soluzione. Siamo stanchi di assistere alla fuga dalla città di grandi aziende nazionali e multinazionali: anche l’amministrazione comunale deve fare la propria parte per frenare un esodo che fa salire di continuo il tasso di disoccupazione, con un’età media che si abbassa sempre di più”.
Per Mimma Calabrò Segretario Generale Fisascat Cisl Sicilia “la comunicazione giunge come una doccia fredda. Non avremmo potuto immaginare che, a distanza di poco meno di un anno, Mondadori stravolgesse le proprie scelte commerciali comunicando il licenziamento dei 6 lavoratori impiegati nel corner. Dispiace apprendere che un altro grande marchio, punto di riferimento nell’ambito dell’editoria per tutte le fasce d’età, decida di abbandonare la nostra città impoverendone l’offerta col rischio di lasciare disoccupati quei lavoratori che, da anni, vi lavoravano. Abbiamo già provveduro a richiedere l’esame congiunto per entrare nel merito della questione – conclude – e trovare soluzioni alternative ai licenziamenti, sapendo che l’eventuale proposta di trasferimenti creerebbe non pochi problemi alle famiglie e impoverirebbe sempre più il nostro territorio di risorse umane”.