Sono state definite le proposte normative per dare stabilità ai 5.000 lavoratori Asu siciliani che oggi prestano servizio in centinaia di enti pubblici e privati dell’Isola. A circa un mese di distanza dall’ultimo incontro che si è tenuto presso l’assessorato regionale alla famiglia, i sindacati hanno messo nero su bianco i percorsi possibili. Si tratta di due documenti, il primo redatto da Cgil e Cisl e il secondo da Csa, Confintesa e altre sigle. Entrambi costituiranno la piattaforma sulla quale le parti sociali si confronteranno con l’assessore Mariella Ippolito, al fine di formulare un disegno di legge condiviso da presentare all’Assemblea regionale siciliana.
L’obiettivo finale è quello di sanare una situazione di precarietà che si trascina ormai da decenni e che fa vivere i lavoratori nell’incertezza.
Il primo punto condiviso riguarda la misura alternativa della fuoriuscita, già prevista dalla legge 27 del 2016. La norma concede a chi deve svolgere ancora almeno 10 anni di lavoro prima di andare in pensione la possibilità di uscire percependo un’indennità pari a 5 anni di sussidi. Un incentivo all’esodo che ad oggi non ha avuto molto successo e che pertanto i sindacati vogliono rilanciare eliminando il limite dei 10 anni.
E’ questo un passaggio indispensabile per tentare di sfoltire il bacino prima di procedere alla trasformazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Un cammino irto di ostacoli viste le scarse capacità di assunzione degli enti che li utilizzano e rispetto al quale entrambe le proposte prevedono un’estensione dell’orizzonte temporale del contributo concesso dalla Regione per il pagamento dei sussidi da 5 anni, com’è adesso, a 20, ovvero fino al 2038.
A questo punto però le soluzioni prospettate dai due documenti si diversificano. Cgil e Cisl, infatti, puntano per quei lavoratori in forza ad enti che non sono nelle condizioni di avviare le stabilizzazioni, previste dalla legge regionale 8 del 2017, al loro trasferimento presso la Resais Spa, la società partecipata della Regione Siciliana che svolge attività di sussidio a quelle regionali, attraverso la stipula di accordi pluriennali. Inoltre, prevedono la fuoriuscita degli Asu in servizio presso enti della Regione o nei siti culturali da cooperative, associazioni e parrocchie, demandando all’Assessorato alla famiglia l’adozione dei provvedimenti di assegnazione dei lavoratori ad altri enti regionali.
Il documento elaborato da Csa, Confintesa e altri, invece, stabilisce in prima battuta la rimodulazione dei piani esuberi, alla luce del contributo ventennale, con i quali gli enti stabiliscono le loro capacità assunzionali e di conseguenza l’avvio delle stabilizzazioni in base ai posti disponibili. In seconda battuta il passaggio alle società partecipate e controllate della Regione, con la stipula di contratti a tempo indeterminato, per tutti coloro che non rientrano nei processi di stabilizzazione.
Tutto è pronto, quindi, per entrare nel merito delle questioni, trovare i punti di equilibrio tra le varie posizioni in campo e proporre i provvedimenti al Parlamento siciliano. La palla adesso passa all’Assessorato per la convocazione del prossimo tavolo di concertazione.