Dopo il no della Corte di Cassazione all’arresto, arriva l’assoluzione del sindaco di Messina per il reato di associazione a delinquere per Cateno De Luca ma anche il rinvio a giudizio per evasione fiscale. E’ la decisione del Tribunale di Messina in seguito all’udienza odierna sul caso Fenapi.
Il neo sindaco di Messina Cateno De Luca aveva incassato nelle scorse ore il giudizio favorevole della Corte Suprema, che ha rigettato la richiesta di arresto avanzata dalla Procura con relativo ricorso, ma deve adesso fare i conti con un rinvio a giudizio che lo vedrà impegnato in prima udienza a giugno del 2019. Le presunte fatture false ammontano a circa un milione e 700mila euro, stesso reato per il quale il sindaco era finito ai domiciliari dall’8 al 20 novembre scorsi. “Lasciate lavorare una persona onesta per ripulire i verminai messinesi”, ha detto De Luca dopo aver appresso dell’esito in chiaroscuro dell’udienza.
E sulla vicenda, intanto, intervengono con una nota gli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, legali di De Luca. “La Corte Suprema di Cassazione con sentenza definitiva ha stabilito che rispetto a tutti i reati riguardanti la gestione della Fenapi i fatti non sussistono, in linea con quanto già deciso dal Giudice delle Indagini Preliminari e dal Tribunale della Libertà di Messina. Oggi stesso il Giudice dell’udienza preliminare si è stranamente allineato alla decisione della Corte Suprema di Cassazione assolvendo De Luca e gli altri imputati da tutti i reati, ma con sorprendente mancanza di rispetto del massimo organo giurisdizionale ha ritenuto che si debbano fare approfondimenti dibattimentali in ordine ai computi della spese sostenute per il personale in prestito e per il mantenimento delle sedi dal Caf Fenapi, senza alcuna ipotesi di distrazione di somme per fini personali da parte degli indagati, nonostante si tratti di questioni non più configurabili come reati in basa alla recente riforma fiscale del 2015. Il risultato di questa operazione è la persistenza dell’attacco giudiziario nei confronti del sindaco di Messina, con fatti depenalizzati e ritenuti insussistenti dalla Corte Suprema di Cassazione. Di fronte a tanta ed intollerabile insistenza nella persecuzione penale del sindaco De Luca, è venuto il momento della soluzione finale in presenza di uno scontro tra politica e giustizia che impedisce il minimo tasso di imparzialità di giudizio”.
“Va notato, tra l’altro, che le decisioni odierne – continuano i legali di De Luca – certificano la illiceità dell’arresto subito dal sindaco De Luca, infertogli dopo solo due giorni dalla elezione a deputato regionale ed oggi dopo soltanto quindici giorni dalla elezione a Sindaco di Messina lo si infanga inammissibilmente, come dichiarato dalla Corte di Cassazione, che risulta assolutamente irrisa da un Giudice dell’Udienza Preliminare, impiccandolo con un rinvio a giudizio che grida vendetta per abnormità. In relazione a quanto sopra, per il tramite dei suoi difensori, il Sindaco De Luca preannuncia istanza di rimessione alla Corte Suprema per legittima suspicione con particolare riferimento allo scontro con il Procuratore Generale di Messina. In secondo luogo, la Procura Generale della Corte di Cassazione, il Ministro della Giustizia ed il Consiglio Superiore della Magistratura saranno immediatamente investiti della esigenza di accertare la esistenza di illeciti disciplinari nei confronti del Giudice dell’Udienza Preliminare, in quanto non ossequiente alle decisioni della Corte Suprema e per aver disposto il rinvio a giudizio per fatti depenalizzati e di sola rilevanza amministrativa-tributaria. Gli organi inquirenti che hanno curato il processo dinanzi all’udienza preliminare saranno altresì deferiti alle stesse autorità disciplinari”.