Palermo batte un colpo. Pesante. Il governo regionale guidato da Nello Musumeci ha deciso di fare ricorso dopo la decisione del governo nazionale, contenuta nel Milleproroghe.
“Abbiamo impugnato davanti alla Corte costituzionale, – ha spiegato Musumeci in una nota- nell’interesse delle Città metropolitane e dei Comuni coinvolti, la legge con la quale il governo nazionale ha congelato fino al 2020 le risorse destinate alla riqualificazione di 120 periferie in Italia. Lo facciamo perché siamo convinti che si tratta di una decisione sbagliata, che penalizza, ancora di più, le aree già svantaggiate come la Sicilia: e a subirne gli effetti saranno i più deboli.
Il presidente della Regione, con un atto politico dal significato chiaro e semplice da interpretare ha aggiunto: “ Più che facilitare gli investimenti nelle aree degradate del Paese, si sono bloccati anche quelli già avviati. Una scelta che in Sicilia coinvolge molti progetti per diverse centinaia di migliaia di euro. Anche per questo motivo, qualora dovesse essere confermata la decisione del governo centrale, ci faremo carico di finanziare, con fondi extraregionali, alcune delle opere ‘congelate ‘ ”
Telegrafico il sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando, che in una nota esprime sostegno all’iniziativa di Palazzo d’Orleans: “L’impugnativa del Decreto “Milleproroghe” da parte del Governo regionale è certamente un importante segnale di attenzione alle necessità e alle ragioni degli Enti Locali e ai bisogni dei territori.”
La vicenda dunque, cominciata quasi un mese fa, si arricchisce di un nuovo capitolo. Anche il nuovo sindaco di Catania Salvo Pogliese aveva protestato vibratamente contro la decisione. Le somme in questione, che l’emendamento ha poi stornato, erano state destinate in passato per interventi di risanamento urbano nelle aree periferiche del Sud.
Palazzo d’Orleans dunque non fa sconti al governo nazionale. Dopo l’impugnativa contro il bilancio dello Stato di febbraio scorso, arriva un altro passaggio non di poco conto. Adesso la parola, passa alla Consulta.