Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e favoreggiamento personale sono i reati contestati a due dei 21 indagati nell’ambito dell’operazione antidroga della Squadra Mobile di Catania, denominata “Beautiful hybrid“, portata a termine nel Calatino.
Tra gli arrestati ci sono anche due poliziotti e un carabiniere. Uno degli agenti è ritenuto tra gli organizzatori dell’organizzazione che coltivava cannabis e il carabiniere un complice.
Per loro due il gip ha previsto la detenzione cautelare in carcere. Il secondo poliziotto, indagato per favoreggiamento, è stato messo agli arresti domiciliari. I due agenti erano in servizio a Catania, il carabiniere in una stazione della provincia etnea.
L’assistente capo della polizia Matteo Oliva, di 46 anni, in servizio alla polizia Scientifica di Catania, ritenuto uno dei dirigenti e tra gli organizzatori della banda, e il carabiniere Stefano Cianfarani, di 49 anni in servizio a Palagonia, indicato come organico al gruppo. I due, indagati anche per corruzione per un atto contrario ai propri doveri, sono stati condotti in carcere.
L’assistente capo di polizia Giuseppe Bennardo, di 50 anni,agente alla squadra di contrasto al crimine diffuso della Squadra mobile di Catania, estraneo alla coltivazione di marijuana, è stato posto ai domiciliari per favoreggiamento personale: avrebbe cercato di eludere le investigazioni sui due colleghi. L’organizzazione, ha ricostruito la polizia, impiantava coltivazioni di marijuana nelle campagne di Scordia, nelle cui zona era in servizio Cianfarani, per vendere poi la droga, potendo contare sulla “protezione” del carabiniere su eventuali controlli investigativi.
Durante le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Catania, il 23 settembre del 2017, la squadra mobile ha sequestrato una piantagione con 2.500 piante di marijuana ‘skunk’ e accertato che gli indagati avevano già predisposto un terreno che sarebbe stato destinato alla coltivazione di arbusti per la produzione di droga. In intercettazioni agli atti dell’inchiesta, le piante venivano definite “ibridi belli” per evidenziarne la particolare qualità, particolare che ha dato il nome all’operazione denominata “Beautiful hybrid”.
Complessivamente quindici persone sono state portate in carcere in esecuzione dell’ordinanza del gip e altre cinque poste agli arresti domiciliari. Un 21esimo indagato è al momento irreperibile.
I nomi degli arrestati
Beninato Umberto (cl.1977), pregiudicato; Bonifacio Domenico (cl.1991); 3. Calcò Giuseppe (cl.1967); 4. Cannizzaro Alessandro (cl.1985), per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari; 5. Cianfarani Stefano (cl.1967); 6. Cosentino Antonino (cl.1979); 7. D’Antona Fabio Gaetano (cl.1976); 8. Ferrante Nello Nico (cl.1972), per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari; 9. Guzzone Salvatore (cl.1973), in atto agli arresti domiciliari; 10. Maggiore Rita (cl.1973); 11. Maggiore Santo (cl.1971); 12. Musarra Santo (cl.1991), per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari; 13. Oliva Matteo (cl.1972); 14. Privitera Carmelo (cl.1966), , per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari; 15. Ragusa Rocco (cl.1973); 16. Rossitto Gabriella, (cl.1968), per la quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari. Straniero Andrea (cl.1996); 18. Straniero Carmelo (cl.1971), in atto sottoposto all’obbligo di presentazione alla p.g.; 19. Straniero Giovanni Nicolò, (cl.1991), in atto agli arresti domiciliari; 20. Bennardo Giuseppe, (cl.1968), per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari.
Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla coltivazione, produzione, trasporto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di droga, reati in materia di armi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e favoreggiamento personale.
La misura cautelare accoglie gli esiti di una indagine di tipo tecnico, avviata nel mese di marzo 2017 a seguito delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, già appartenente al gruppo Nardo operante a Lentini, cui si sono aggiunte, nel successivo mese di giugno, quelle di altro collaboratore, ex esponente del clan Cappello – Bonacccorsi.