L’arte perde uno degli ultimi grandi pittori contemporanei: è morto a 91 anni Bruno Caruso, ritenuto uno dei maestri indiscussi dell’arte italiana del Secondo Novecento.
A 19 anni comincia a viaggiare e si reca a Vienna e Monaco di Baviera, dove conosce le opere di George Grosz e di Otto Dix. A Praga illustra le opere di Kafka e si specializza nell’acquaforte. Nel dopoguerra la laurea in Giurisprudenza.
La Sicilia è da sempre al centro della sua azione pittorica e artistica, sottolineata attraverso temi forti quali la guerra, i manicomi, la natura.
Nel 1953 fonda la rivista “Sicilia”. Collabora con nomi del calibro di Leonardo Sciascia e Brassaï, pseudonimo di Gyula Halász, con cui diventano grandi amici. Amico anche di Vittorini e Quasimodo. La sua arte si accompagna alla collezione di molte opere bibliografiche che illustra con acqueforti originali e con xilografie.
Nel 2001 viene insignito della medaglia d’oro cultura dal Capo dello Stato, mentre nel 1986 riceve la laurea honoris causa in Filosofia dall’Università degli studi di Palermo.
Rispondendo un giorno a una domanda su quale fosse la sua corrente artistica, Bruno Caruso dice: “Mi vede addosso un’etichetta? No. Non credo di appartenere ad una scuola. La mia è una pittura figurativa che non si può collocare in uno degli -ismi di questo tempo”.