Si aggrava la posizione di Nicolò Girgenti (55 anni), presunto autore dell’uccisione del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi avvenuta lo scorso 31 maggio nelle campagne di Marsala, nel trapanese. L’uomo, in seguito alle indagini svolte dai militari dell’Arma, dal 22 giugno si trova in carcere e ieri la Procura di Marsala gli ha notificato ulteriori accuse: avrebbe tentato di uccidere anche il collega che assieme a Mirarchi stava effettuando un controllo nei pressi della serra di marijuana.
Secondo l’accusa, Girgenti assieme ad un complice stava tentando di saccheggiare una piantagione quando è stato raggiunto dall’alt dei carabinieri. La reazione sarebbero stati degli spari “ad altezza d’uomo”. Colpi fatali per Mirarchi mentre il collega rimaneva illeso “soltanto grazie al repentino movimento con cui si era messo al riparo”. Sul luogo i carabinieri hanno sequestrato dei bossoli appartenenti a due armi differenti (semiautomatica in uso alle forze militari ed una calibro 38) giungendo all’uomo attraverso la ricostruzione della cerchia di persone che gravitava attorno alla piantagione di marijuana sequestrata in quei giorni e con l’ausilio delle intercettazioni lo hanno ascoltato mentre «commentando i suoi investimenti» si rammaricava «dell’inferno» che ne era derivato.
L’uomo è accusato di omicidio, con l’aggravante di “aver commesso il fatto nei confronti di un pubblico ufficiale” e di averlo fatto “per coprire un altro reato”. Sin dai primi giorni Girgenti è stato sottoposto ad indagini, fornendo durante un interrogatorio una ricostruzione che i carabinieri definiscono «non veritiera rispetto all’esito dei riscontri investigativi». Girgenti, nello specifico, «riferiva di essere rimasto a casa per tutta la sera e di essersi addormentato intorno alle 22, quando in realtà, dall’analisi del tabulato telefonico abbiamo dimostrato che era sveglio e soprattutto che la sua utenza agganciava quella compatibile con il luogo dell’omicidio». Controlli anche sull’autovettura utilizzata, che «è stata ripresa» da due telecamere a circuito chiuso mentre percorreva la «possibile via di fuga dal luogo dell’omicidio».
A certificare le responsabilità di Mirarchi, secondo i carabinieri, sarebbero gli esiti dell”esame Stub, ovvero il tampone utile per la rilevazione di tracce da sparo, che in seguito alle analisi del Ris di Messina è risultato positivo: numerose tracce sono state ritrovate anche sugli indumenti di Girgenti. Il legale dell’uomo aveva sostenuto che «i risultati dell’esame sono tutt’altro che schiaccianti. Nell’ordinanza si legge di un esito «compatibile» limitato a 10 particelle ritrovato sui suoi vestiti ed 1 sul suo corpo. Inoltre sia il nickel che il nickel rame, sono contenuti in molti dei fertilizzanti utilizzati da Girgenti» ma adesso i carabinieri sono certi: “le tracce sono riconducibili solo ed esclusivamente allo sparo di armi da fuoco e che non possono essere in alcun modo dovute alla contaminazione da concimi e fertilizzanti usati per lo svolgimento della sua professione di vivaista”.