Esami taroccati all’Università di Palermo, punto e a capo. Il processo ricomincia dalla casella iniziale il prossimo 11 gennaio, perché c’è stato bisogno di nominare un nuovo collegio. Il processo per i falsi esami all’università di Palermo vede tra gli imputati Rosalba Volpicelli, un’impiegata dell’università accusata di accesso abusivo a sistema informatico, frode e falsità ideologica in atto pubblico.
A cinque anni dall’avvio delle indagini, il processo di primo grado è quindi ancora alle prime battute. L’inchiesta cominciò infatti nel 2012, quando Volpicelli e l’ex responsabile della segreteria della facoltà di Economia e commercio dell’ateneo palermitano, Paola Adriana Cardella (poi condannata in abbreviato a cinque anni), finirono ai domiciliari.
Secondo l’accusa le due dipendenti dell’Ateneo falsificavano il superamento di esami universitari che non erano stati invece mai sostenuti. Furono scoperti, inizialmente, oltre 200 casi di falsi caricamenti sul computer di esami per un arco temporale di diversi anni, ma molti poi risultarono effettivamente sostenuti.
La facoltà coinvolta nella maggior parte dei casi era quella di Economia e Commercio, ma erano state riscontrate prove taroccate anche in quelle di Architettura, Giurisprudenza e Ingegneria. Secondo la Procura di Palermo, il meccanismo della truffa era semplice. I dipendenti dell’università inserivano nel sistema informatico in dotazione il superamento da parte di numerosi studenti di una serie di esami che in realtà non risultano essere mai stati sostenuti. Il raggiro sarebbe emerso dal confronto tra la documentazione cartacea acquisita nel corso delle indagini, costituita dai verbali e dagli statini e i dati informatici. In abbreviato furono condannati anche due studenti , mentre altri sei patteggiarono. Nel 2014 nove persone uscirono definitivamente con l’archiviazione dall’inchiesta. I loro esami erano regolari e tra loro c’era anche Alessandro Alfano, fratello del ministro dell’Interno Angelino.