Oggi la direzione provinciale del Pd potrebbe ratificare quella che nei fatti è stata la storia di questi ultimi cinque anni. Una desistenza virtuosa nei confronti di Leoluca Orlando (in foto) a cui adesso pensa come candidato, per esclusione, da appoggiare in vista del voto di primavera.
Tra Orlando ed il Pd è sempre andata nello stesso modo e nulla lascia immaginare un cambiamento. Da una parte il sindaco accentratore che cinque anni fa rifiutò il confronto alle primarie di coalizione per poi candidarsi contro Ferrandelli e vincere al ballottaggio. Dall’altra la storia di un’occasione perduta da parte dei DEM per marcare differenze sostanziali e dare filo da torcere al più volte sindaco di Palermo.
L’area renziana a cui fa riferimento il segretario provinciale Carmelo Miceli (in foto) non ha molte scelte e lo spazio per i colpi di scena oggi è compresso e limitato. Il partito democratico in questi anni ha votato solo alcuni atti dell’amministrazione comunale, distinguendosi specificamente per le battaglie sulle tasse (Tari e Tasi in particolare) e sulle Ztl, votando però il piano triennale delle opere pubbliche. La parte dialogante in Consiglio comunale ha avuto in particolare i volti di Teresa Piccione e Rosario Filoramo. Posizioni che si sono rivelate distinte ma senza mai sconfinare nell’opposizione precostituita.
Eppure sono in pochi ormai i consiglieri del Pd che non sono passati da Villa Niscemi o da Palazzo Galletti a conferma di un rapporto che nel tempo il primo cittadino ha coltivato singolarmente. Una strategia di logoramento quotidiana da parte di Orlando che oggi conta sull’appoggio dell’area che fa capo a Giuseppe Lupo, vice presidente dell’Ars. «Siamo sicuri che il sindaco ci vuole?» esordisce provocatoriamente il vice capogruppo Sandro Leonardi che aggiunge: «La differenza tra noi e Orlando è che lui ci mette la faccia, rischia ed ha coraggio. Nel Pd gente di coraggio che vuole rischiare non se ne trova»