Fabrizio Ferrandelli accorcia le distanze con la città. Il candidato a sindaco del movimento i Coraggiosi ha presentato stamattina, alla presenza dei giornalisti, nel corso di una conferenza stampa, la campagna di comunicazione per le prossime elezioni amministrative. Ferrandelli si presenta: «Solo per Palermo», un dialogo senza interlocutori. Solo con i palermitani.
Una scelta di campo netta, dove i partiti non vengono ripudiati, ma non sono i compagni di viaggio ideali: «Se gli altri si dividono non sono problemi che ci riguardano. Abbiamo ascoltato storie, visto facce, ci siamo confrontati, per noi amministrare Palermo è una cosa molto seria. Ci sono più correnti forse nel Movimento 5 stelle che nel partito Democratico». Ferrandelli non cerca dunque un elogio della solitudine, ma evita i collegamenti e le transizioni. Dà un nome ed un ragionamento alla scelta di non coinvolgere i partiti nella corsa di primavera.
Le stoccate ad Orlando non mancano, né si fanno attendere: «Non si fa il sindaco di Palermo negli ultimi 90 giorni prima delle elezioni. Invito Orlando e la sua amministrazione ad un confronto. Per noi l’amministrazione di Palermo non è tattica. L’unica possibilità di cambiamento è il confronto con i palermitani. La mia storia dimostra che sono uno che non ama lo status quo. I palermitani hanno la possibilità di cancellare Crocetta ed Orlando in un colpo solo».
Sull’invito al confronto con i temi concreti Orlando difficilmente si farà sentire. La strategia dell’uscente che cinque anni fa evitò di passare dalle primarie, fino a questo momento è quella di ignorare, evitando persino di nominarlo, il candidato Ferrandelli. Una confidenza eccessiva forse per un avversario che si fa credere di non temere, o un preciso messaggio di forza. Ancora non è chiaro. Il messaggio che parte con questa campagna di comunicazione, rimane proteso alla ricerca di un dialogo diretto con i palermitani, unici interlocutori. Quando Ferrandelli sposta il baricentro solo su di sé, conosce il rischio dell’isolamento, ma ne accetta la scommessa, puntando sul “puntando sul “brand” che sta costruendo: «Non ci interessano le appartenenze, abbiamo a cuore il destino della città, il palermitano è abbastanza maturo per decidere quale proposta votare per sé e quale per le elezioni nazionali. Siamo partiti da mesi ascoltando la gente. Di cosa discutono in questo momento i partiti. Di quali problemi si stanno occupando». Il messaggio passa chiaro, pronto a raggiungere, a spaccare o a mettere insieme. Una delle domande che rimangono a mezz’aria e che già oggi valgono molto è se Orlando, nelle borgate, è ancora “il papà dei picciriddi” e se il collante funziona sempre. O se il dialogo con la città attraversa un passaggio a vuoto. Ferrandelli si pone il problema. Sperando di essere parte della soluzione.