La Polizia di Stato di Catania ha eseguito misure cautelari nei confronti di 31 presunti appartenenti al clan etneo Cappello – Bonaccorsi,“i carateddi”, al centro di un’indagine della squadra mobile e dello Sco. Gli indagati nell’ambito di un’inchiesta della Dda della locale Procura sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio stupefacenti, estorsione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone e intestazione fittizia di beni. Avrebbero avuto il controllo di numerose “piazze di spaccio” ricadenti nei rioni cittadini di San Cristoforo e Librino e in diversi comuni della provincia di Catania, attraverso ‘collaboratori locali’ di fiducia.
Va in carcere in regime di 41bis il boss ergastolano Salvatore Cappello, che ha “continuato a ricoprire il ruolo di capo indiscusso dell’omonimo clan, dando direttive ai sodali” grazie all’ausilio della partner Maria Rosaria Campagna, residente a Napoli, e ritenuta “anello di congiunzione tra il predetto boss ed i vertici operativi a Catania, dove si recava frequentemente“. Questo è quanto emerge dall’inchiesta ‘Penelope’ della Dda della Procura etnea, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro. Un indagato è al momento irreperibile.
I provvedimenti restrittivi e sequestri di beni per 10 milioni di euro sono stati eseguiti da 300 agenti della polizia di Stato. Il clan era storicamente formato dai due boss storici Salvatore Cappello e Giuseppe Salvo, legati all’organizzazione mafiosa della stidda, mente i capi militari Concetto e Ignazio Bonaccorsi. Sono in corso sequestri, in Sicilia, Calabria e Campania, di numerose società nel settore della raccolta rifiuti, per la gestione di bar, ristoranti e pizzerie nel settore dell’abbigliamento per un valore complessivo di svariati milioni di euro.
Il clan, strutturato con un’organizzazione fortemente gerarchica, aveva un gruppo di comando (Santo Strano, Giovanni Catanzaro, Giuseppe Salvatore Lombardo, Salvatore Massimiliano Salvo e Calogero Giuseppe Balsamo) e ‘squadre‘ che avevano un responsabile per settore: città, paesi e Piana di Catania. La cosca si era specializzata anche in ‘recupero crediti’ per commercianti e imprenditori: teneva per sé una percentuale dei soldi incassati e stringeva rapporti con i ‘clienti’ ai quali poi poteva chiedere favori come assunzioni o infiltrarsi nelle loro attività.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania.