Quarantanove anni fa alle tre di notte venivo sbalzato dal letto e in men che non si dica mi trovavo per le scale con mamma, papà e sorellina. Il cappotto sul pigiama e giù per le scale. Ancora intontito, sentivo il vociare dei condomini : Terremoto, terremoto! Avevo solo dodici anni. I giorni che seguirono li ricordo come un film, dormire dentro un furgone per notti che dopo le prime due straordinariamente calde divennero lunghe e fredde La rivoluzione fu rappresentata dal fatto che ci si ritrovava amici e si condivideva quello che si aveva. Davvero sconvolgente quello che accadde in Belice !Passarono tanti anni, e tanti altri terremoti e conobbi un uomo vecchio, magro, con un volto segnato da rughe profonde e straordinariamente luminose. Quell’uomo che parlava quasi sottovoce, vestiva di chiaro e portava un cappello a larghe falde. Erano passati tanti anni e con mia mamma e mia sorella stavamo soffrendo un gran freddo al Cretto di Burri nonostante fosse agosto, quell’uomo sorridendo ci porse dei plaid, così potemmo continuare a gustarci uno straordinario “Agamennone” con una trascinante Rosa Balistreri.
Alla fine dello spettacolo, lo cercai per restituire le coperte e seppi che era Ludovico Corrao, il “Grande Sindaco”, l’inventore di Gibellina Nuova e delle Orestiadi, l’uomo che aveva sovvertito la distruzione del terremoto con la costruzione di nuove coscienze, in nuovi luoghi.Ecco il Terremoto porta distruzione, sconvolge la terra e abbatte le case, le chiese, cerca di spazzare la MEMORIA, sconvolge l’anima, la mente, ma si può vincere. Da quella distruzione, dai lamenti di quelle donne nere Corrao trasse una Forza potente per Costruire. Dal brutto fece rinascere il bello.
Chiamò a raccolta ARTISTI, SCIENZIATI, POLITICI, DONNE E UOMINI per ricostruire le anime prima che le case, sul luogo della Morte, dell’Oblio sorse il Cretto un monumento alla Memoria, per tutto il Belìce artisti come Giò Pomodoro, Pietro Consagra, Ludovico Quaroni, Vittorio Gregotti, Giuseppe Samonà, Carla Accardi, Mimmo Rotella con le loro esperienze contagiarono di vita i superstiti e si ripartì.Oggi, altre lande soffrono a causa dell’orrendo MOSTRO che sconquassa e le nostre anime devono opporsi, occorre ricreare una rete del BELLO, del GIUSTO, del CORRETTO, che sconfigga il BRUTTO, l’INIQUO e il CORROTTO.
Comunque la ricetta è sempre d’obbligo e oggi vi racconto come preparare la Gricia, che io preparo con gli spaghetti di grano Senatore Cappelli del mio amico Ettore Pottino. La Gricia è l’antesignana dell’Amatriciana, sembra che siano stati i pastori di Amatrice a inventarla.
Ingredienti: Spaghetti, guanciale, io uso quello di Suino Nero, Olio di frantoio, pepe nero e Pecorino Romano. Tagliate il guanciale a striscioline omogenee e scaldatele a fuoco vivo in una padella dove avrete versato l’olio di frantoio, aggiungete il pepe e fate rosolare, adesso, a fuoco dolceAppena il guanciale si sarà dorato buttate gli spaghetti che avrete lessato e il pecorino grattugiato spadellate e serviteBuon Appetito dal Vostro #cuocoperamico