La notizia della settimana, nel panorama politico messinese, è quella del raggiungimento del quorum necessario di firme di consiglieri comunali per la presentazione della mozione di sfiducia del Sindaco della città. A questo punto, entro il mese di febbraio, la suddetta mozione approderà in Consiglio comunale e se verrà approvata dal 65% dei consiglieri decadranno Sindaco e Consiglio comunale e si andrà a nuove elezioni.
Se lo scenario precedente si dovesse verificare, cioè le elezioni amministrative alla prima tornata elettorale utile, quindi probabilmente giugno 2017, cosa accadrà è difficile da prevedere, o perlomeno non lo sappiamo noi. Ma sappiamo quello che è successo nella storia, recente, di Roma. Proviamo a ricordare: dopo la fallimentare esperienza amministrativa del centrodestra di Alemanno, travolta da scandali e disavventure giudiziarie, nel 2013 prevale nelle primarie del centrosinistra e quindi si candida a Sindaco, vincendo la competizione elettorale, Ignazio Marino.
Marino si presenta come un uomo fuori dagli schemi tradizionali della politica, sufficientemente autonomo dai partiti, paladino della legalità e del rinnovamento. Ma la sua parabola amministrativa si dimostra invece caratterizzata da velleitarismo ed incapacità amministrativa, per cui viene sfiduciato nell’ottobre 2015 dal Consiglio comunale capitolino e decade da Sindaco.
Dopo una fase di gestione commissariale vengono indette le nuove elezioni, in un clima di massiccia sfiducia dei cittadini nei riguardi dei partiti e con i sondaggi tutti a favore dei Cinque Stelle; ed i partiti politici che fanno? Si rendono conto del vento contrario? Prendono atto della situazione politica facendo un passo indietro? Propongono candidature di personalità credibili della società civile, presentando a loro supporto liste civiche prive del simbolo (come saggiamente imposto a Palermo da Orlando)? Niente di tutto questo. Candideranno personalità provenienti dai partiti, ed a vincere nel giugno 2016 sarà la grillina Virginia Raggi.