Che messaggi si devono aspettare i palermitani, quelli che ci stanno attenti e i meno distratti, dalle campagne di comunicazione dei candidati sindaci alle prossime elezioni amministrative? Tempeste di manifesti che si abbatteranno sulla città, incursioni a base di espressioni inglesi nelle borgate che non fecero la fortuna di Massimo Costa, cinque anni fa, candidato del centro destra, o una via di mezzo su misura che si adatti alla contestualizzazione locale della manifestazione elettorale?
Il Sindaco lo sa fare? Uno sfondo bianco e rosso su cui va civettando un punto interrogativo su un piano leggermente inclinato. Orlando non si accontenta della bonomia “dell’usato sicuro”, inondando il suo profilo sui “social” di nastri tagliati e foto che lo vedono immerso in singole manifestazioni istituzionali. No. Anziché dare risposte si mette a fare domande. Torna al passato e declina la continuità mimetizzandola come trasformazione.
Una nuova vecchia campagna di comunicazione per un nuovo vecchio sindaco. Qualcuno dirà. Qualcuno ha già detto. Ma Orlando va oltre. Assolutizzare, allontanare i termini di paragone, chiudere la porta ai discorsi. «Io sono l’Alfa e l’Omega», è come se dicesse, «meglio di me ci posso essere solo io». In tempi di crisi e di brevità di messaggio un punto interrogativo del resto allunga la vita. Sminuzza il presente, accorcia le distanze con l’obiettivo. Confonde l’avversario (sé stesso), come quando il dribblomane sconcerta il difensore e torna indietro per un’altra piroetta.
La domanda vuole essere retorica. La risposta sarà dentro l’urna. La campagna di comunicazione di Ferrandelli è curata da Carlo Ramo che cinque anni fa seguì lo stesso Orlando (“Il sindaco lo sa fare”, era suo lo slogan). Nella sua scelta c’è un Ferrandelli che ha messo al centro il messaggio puntando all’esclusività del rapporto senza intermediari, in questo caso i partiti, tra sé e Palermo. Molto dipenderà dall’agibilità che rimane alla campagna elettorale di Ferrandelli. Se infatti, come dichiara, andrà avanti dopo il chiarimento sulla sua vicenda giudiziaria, il lato più originale potrebbe essere rappresentato dalla fuoriuscita di un politico dal contenitore dei partiti che passa, quasi “grillinamente” all’interlocuzione diretta, provando, se ci riesce, a evitare populismi e toni facili.
La novità che non ti aspetti invece viene dalla prima uscita sui giornali del candidato”grillino” Ugo Forello che dichiara di “non essere anti”, un passaggio che con questa chiarezza e in maniera altrettanto immediata, non era mai uscito dal perimetro della comunicazione del M5S. Forello parte subito da “laico” che venendo dal mondo delle associazioni, punta al coinvolgimento spersonalizzato sui contenuti, ma poi, con finezza di ragionamento tipica del “politico in incognito”, piazza le sue bordate specifiche ( Non sono l’Anti Orlando – e ancora non aveva visto il punto interrogativo…), anche per avere mani libere e giochi fuori dagli schemi comuni, l’arma letale fino a questo momento di Grillo e dei suoi.
Alla fine quello che conterà veramente sarà il linguaggio e l’impatto dell’immagine comunicativa: rissa sui contenuti con Orlando baricentro o parafulmine degli ultimi cinque anni, o punzecchiature, rapide, ma continue e spazio ai programmi, sempre più marginalizzati e ormai ridotti a un elencazione riduttiva e spesso poco significativa? Né mancherà a Gianfranco Miccichè, quando avrà ufficializzato il suo candidato, trovare spunti brillanti che si possono incastrare nella dialettica tra le parti.
Palermo è una città pigra e indolente, ma che, quando si convince, non torna indietro. Le due vittorie, in epoche e contesti diversi, di Diego Cammarata nel 2001 e nel 2007 lo testimoniano. Insomma, anche se si riciclano slogan e spot, l’interesse è assicurato. Che lo spettacolo abbia inizio.