C’è un nuovo fascicolo sulla morte di Attilio Manca, il medico urologo ritrovato cadavere l’11 febbraio 2004 a Viterbo, in provincia di Roma. La nuova inchiesta nasce dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia rese pubbliche dall’avvocato Antonio Ingroia (legale dei familiari) durante un incontro organizzato dall’Associazione Amici di Attilio Manca, ieri a Barcellona Pozzo di Gotto, paese di origine del giovane e dei suoi genitori. In questo momento dinanzi al tribunale di Viterbo si sta svolgendo il processo nei confronti di Monica Mileti, imputata per aver ceduto una dose di eroina mortale ad Attilio Manca tuttavia negli ultimi anni in molti avevano ipotizzato dei collegamenti tra la sua morte e la latitanza di Bernardo Provenzano.
«Credo che si tratti – ha detto Ingroia – di un piccolo grande passo verso la ricerca della verità, da parte della magistratura romana, che mette in evidenza due aspetti. Il primo riguarda la scelta di aprire un’inchiesta da parte del procuratore Giuseppe Pignatone che, seppur senza individuare i responsabili dell’omicidio, ci dice che Attilio Manca non è morto per un’overdose. In secondo luogo – ha evidenziato Ingroia – l’intervento della Procura antimafia inquadra l’omicidio come un’esecuzione mafiosa».
Il collaboratore avrebbe chiesto allo stesso Ingroia un incontro, avvenuto in carcere. L’ex magistrato ha concluso dicendo che “per il momento il fascicolo è contro ignoti. Speriamo davvero che nel 2017 ci possano essere ulteriori passi verso la verità perché le nuove dichiarazioni, che si aggiungono a quelle di tanti altri pentiti, si ha la sensazione di essere di fronte ad una svolta decisiva”.