I numeri della relocation “sono del tutto insoddisfacenti: erano stati fissati 40mila ricollocamenti di profughi dall’Italia, ad oggi quelli operativi sono stati solo 3.200“. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, in audizione al Comitato Schengen.
“Nelle settimane scorse – ha ricordato – è stato chiuso un accordo con la Germania che ha accettato di accogliere 500 migranti al mese, tuttavia la disponibilità tedesca non risolve un problema che riguarda l’intera Europa. Faccio presente che le relocation erano obbligatorie. Il peccato originale – ha proseguito il ministro – è il regolamento di Dublino: quando stabilisci che il Paese di primo approdo deve affrontate il problema, non si tiene conto del principio solidale dell’Europa e le risposte per andare verso un approccio più solidale non vanno nella direzione auspicata”.
Quanto alla sistemazione di chi arriva, il titolare del Viminale ha ribadito la scelta “molto netta di puntare su un’accoglienza diffusa con l’accordo con l’Anci, superando progressivamente i grandi centri. Una strategia praticabile se abbattiamo significativamente i tempi delle decisioni sul diritto di asilo, che sono lunghi, mediamente 2 anni ed impattano sul diritto del richiedente e sulla sensibilità delle comunità. E l’accoglienza diffusa – ha sottolineato Minniti – ha bisogno di una politica di rimpatri per gli irregolari. Per questo abbiamo lavorato con i Paesi di provenienza, come la Tunisia, a contenere i tempi di identificazione: l’idea è di ridurli a meno di un mese. E poi il decreto approvato venerdì scorso propone la costituzione di Centri di permanenza per il rimpatrio, uno per regione e stiamo lavorando a questo con la Conferenza delle Regioni”.