Udienza a vuoto per il processo sulla Trattativa che nel 92′ sarebbe avvenuta tra lo Stato e Cosa Nostra. Annullate le audizioni previste e respinte le richieste dei difensori degli imputati. Zero a zero e tutto resta fermo. La Corte di Assise, presieduta dal giudice Alfredo Montalto, ha chiesto di rinunciare alla citazione del presidente del Senato, Piero Grasso, già sentito come teste dell’accusa l’11 luglio del 2014. Tra i testimoni ritenuti superflui dal collegio e quindi “sfrondati dalle liste dei difensori anche gli ex magistrati Antonio Di Pietro e Giuseppe Ajala, il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini dell’ex esponente Radicale Marco Taradash.
All’udienza di oggi erano previste le dichiarazioni spontanee dell’imputato Massimo Ciancimino, detenuto da circa un mese per scontare due condanne definitive, ma il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo non si è presentato in udienza. Saltate anche le deposizioni del Procuratore aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato e dell’ex giudice Giuseppe Ayala al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. A chiamare a deporre i due magistrati era stata la difesa del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, rappresentata dagli avvocati Basilio Milio e Francesco Romito. Ma sia Principato che Ayala hanno fatto pervenire un documento con il quale annunciano l’impossibilità a partecipare.
La Corte ha ammesso le testimonianze di Sergio De Caprio, l’ex capitano ‘Ultimo’ e del colonnello Mauro Obinu. Il processo è stato rinviato al 23 febbraio, data in cui deporrà in aula il faccendiere Luigi Bisignani (in foto) che in una delle intercettazioni raccolte durante l’indagine P3 “comunicava al suo interlocutore la necessità di far mettere all’ordine del giorno dei lavori del Copasir le dichiarazioni rese dallo stesso Ciancimino sull’ex capo della polizia Gianni De Gennaro“. Il 2 marzo verrà ascoltato l’ex ministro Carlo Vizzini e il 24 marzo è previsto l’esame di Calogero Mannino, processato separatamente, sempre per la cosiddetta trattativa e assolto in primo grado.
Massimo Ciancimino, detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo per scontare due condanne definitive, è stato poi trasferito per motivi di sicurezza in un’altra struttura penitenziaria. A deciderlo è stato il Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria. Dietro alla decisione del Dap c’è l’esigenza di proteggerlo proprio per le rivelazioni fatte in passato ai pm. Oggi avrebbe dovuto rendere dichiarazioni spontanee, ma ha rinunciato a partecipare all’udienza. Sarà presente alle prossime attraverso la videoconferenza, tranne se decidesse di esserci personalmente. Ciancimino deve scontare 5 anni e 4 mesi di reclusione per riciclaggio e detenzione di esplosivo.