Quindi sembra quasi certo: se ne andranno. Parte della minoranza del Partito Democratico, almeno quella che fa riferimento a D’Alema e Bersani, infatti è data in libera uscita.
Certo, ogni scissione è dolorosa per chi va ed anche per chi resta, e quasi sempre è una scelta coraggiosa.
Pensate alla storica scissione di Livorno del ’21, che diede origine al Partito Comunista Italiano, frutto del conflitto ideologico tra massimalisti e socialisti.
Oppure quella dolorosa di Rifondazione Comunista del ’91, nata per fedeltà al ruolo di partito guida del PCUS.
Ma alla base di questa attuale spaccatura del PD c’è una forte motivazione ideologica? Forse. C’è coraggio? Poco.
In realtà questa è una lotta per la sopravvivenza: la minoranza è consapevole che Renzi ha grandi chances di vincere il congresso e di conseguenza potrà indicare i capilista che verranno eletti alle prossime elezioni. E sicuramente privilegerà i suoi, perché più affidabili. Quindi molti esponenti della minoranza rischierebbero, rimanendo nel Pd, di non rientrare in Parlamento.
Inoltre l’attuale legge elettorale avendo una forte impronta proporzionale, spinge alla frammentazione dei partiti.
È quindi probabile che nella maturazione della scelta scissionista abbia pesato molto più della relazione del segretario, il sondaggio commissionato all’IPSOS dal Corriere della Sera, che quota un nuovo partito della sinistra al 6,5 %, circa 60 parlamentari: lo strapuntino è quindi garantito a tutti i fuoriusciti. Con l’obiettivo finale di poter condizionare da posizioni di forza la futura formazione del Governo, alleandosi con quello stesso PD che stanno abbandonando!
È sicuro che se vi fosse un sistema elettorale a vocazione maggioritaria, la battaglia per la difesa delle classi svantaggiate e la lotta alle diseguaglianze, i dissidenti, l’avrebbero condotta dentro il Pd. Avrebbero ingoiato anche il boccone amaro di Renzi segretario, ci si può scommettere, per mantenere un posto in Parlamento, e continuare ad avere uno spazio politico.
Diciamocelo chiaro: non è per niente una battaglia ideale quella degli scissionisti, ma come scrive Michele Serra “una questione di potere”.
A Livorno la scissione fu fatta in nome di Lenin, quella del PD di Pagnoncelli! Rifondazione nacque per ispirazione del PCUS, Bersani & Co fonderanno un nuovo partito, incoraggiati dal sondaggio IPSOS.