Un incontro col giudice Paolo Borsellino, tre giorni prima dell’attentato di via D’Amelio, e gli intrecci tra la mafia e il mondo degli appalti sono stati al centro dell’esame dell’ex ministro Carlo Vizzini, sentito come teste al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. L’ex segretario del Psdi è stato citato dalla difesa del generale Mario Mori che al dibattimento in corso davanti alla corte d’assise di Palermo risponde di minaccia a Corpo politico dello Stato. “Borsellino era a Roma con i colleghi Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli, erano venuti per interrogare il pentito Gaspare Mutolo – ha raccontato – E Lo Forte mi chiamò per dirmi che avevano piacere di cenare con me. Con Borsellino ci eravamo visti anche il mese prima, quando andai a parlargli delle misure di contrasto alla mafia che il mio partito aveva intenzione di presentare”.
Nel corso della cena, secondo quanto ha riferito il teste, si parlò della vicenda mafia-appalti. “Un argomento – ha precisato – che mi interessava fin dal 1988, quando avevo denunciato il sistema di spartizione dei lavori pubblici e gli interessi che legavano cosa nostra a grandi aziende nazionali. Già allora io avevo parlato dei mediatori che favorivano le grosse imprese e del ruolo che la mafia rivendicava negli appalti. Cose che furono dimostrate quando Angelo Siino cominciò a collaborare con la giustizia”. Borsellino sarebbe stato molto interessato al tema, tanto che pensò di rivedere Vizzini “nelle sedi opportune“, ha detto il teste riferendosi agli uffici della Procura. Ma il magistrato venne ucciso tre giorni dopo.
Il tema è “caro” alla difesa di Mori che vede proprio nell’inchiesta mafia-appalti la causa della morte del giudice. Il teste ha anche accennato alle minacce di attentato subite e al piano di Cosa nostra di eliminarlo di cui venne a conoscenza nel ’93. Infine Vizzini ha negato di aver mai discusso con Borsellino di rapporti e incontri tra i carabinieri del Ros di Mori e l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. Secondo l’accusa la cosiddetta trattativa ebbe inizio proprio dal dialogo avviato dai militari col politico corleonese.