Non possono dormire sonni tranquilli, né fare colazioni spensierate i proprietari dei bed & breakfast che in Sicilia affittano camere senza avere le dovute autorizzazioni richieste dalla legge e soprattutto all’insaputa del fisco. La Guardia di finanza ha passato al setaccio centinaia di attività in provincia di Ragusa, scoprendo che su 690 strutture extra alberghiere (come b&b, affittacamere e case vacanze) 497 sono prive della comunicazione di inizio attività.
Si tratta di un’economia sommersa che erode opportunità di lavoro a scapito delle attività ricettive che rispettano le regole in una delle zone della Sicilia particolarmente vocata al turismo e dove il giro d’affari del settore è assai rilevante. Una realtà che cozza con la figura irreprensibile del commissario Montalbano la cui popolarità rappresenta uno dei principali fattori di attrazione del territorio.
I controlli sono stati intensificati in seguito alle denunce presentate dagli albergatori, che con la bella stagione alle porte rischiano di non intercettare il flusso di turisti e visitatori a causa della concorrenza sleale di chi offre il servizio ricettivo in nero. In particolare su 45 strutture controllate dalle Fiamme gialle, tra Ragusa città, Ibla, Marina e Santa Croce Camerina, 39 erano sprovviste di autorizzazioni. In alcune è stata accertata la totale evasione d’imposta, da 3-4 anni, per violazioni amministrate in favore degli Enti locali per circa 120.000 euro. Undici strutture sono state segnalate alla Procura di Ragusa per la mancata comunicazione alla Questura dei nominativi degli alloggiati.
Andando nel particolare si scoprono storie eclatanti, come quella del titolare di ben 39 stanze, per un totale di 80 posti letto, tra Marina di Ragusa e Kaucana, che dichiarava redditi per circa 10.000 euro l’anno. Un reddito troppo basso se si considera non solo il numero delle camere gestite, tra cui una suite con vasca idromassaggio, ma anche la proprietà di un costosissimo yacht di 15 metri, dotato di 3 cabine e potentissimi motori da 1.000 cavalli vapore. Secondo i documenti contabili ritrovati dagli agenti nel suo computer portatile ammonta a circa 600.000 euro l’imponibile che avrebbe sottratto a tassazione.
Tra gli altri protagonisti dell’inchiesta c’è il gestore di un complesso immobiliare di oltre 80 appartamenti ad uso turistico, sito sul litorale ragusano. La struttura è costituita anche da lussuose abitazioni con piscina. Per conto dei proprietari avrebbe eseguito attività di reception, compresa la riscossione degli incassi, per un ammontare complessivo che oscilla tra i 600 e i 700 mila euro l’anno. Su queste cifre avrebbe trattenuto per sé una percentuale che variava dal 10% al 30%, ma al fisco ha dichiarato redditi per qualche decina di migliaia di euro l’anno.
Adesso ognuno di loro dovrà fare i conti, è proprio il caso di dire, con l’erario e la giustizia. Mentre sarebbe opportuno, anche come strategia di marketing, per tutti gli operatori del settore recuperare un’immagine consona a quella del protagonista dei romanzi di Camilleri e della fiction della Rai, anche per sfatare certi luoghi comuni che non fanno per niente bene alla Sicilia.