La LAV (Lega Anti Vivisezione), associazione attiva da oltre 40 anni nell’affermazione e protezione dei diritti degli animali, ha pubblicato un dossier sul commercio online nel nostro paese di animali esotici e selvatici evidenziando, soprattutto, i rischi che esso comporta.
Il commercio di animali trova come via privilegiata di diffusione la Rete. Ai siti commerciali destinati appositamente alla vendita di animali si aggiungono siti di commercio e scambi tra privati, piattaforme di annunci, pagine Social a ciò destinate. Un mondo parallelo, a sé, che appare svincolato dalle regole vigenti in materia di commercio di animali e che presenta molti punti di fragilità e di rischio illegalità.
È quanto indagato da LAV in una ricerca, tuttora in corso, il cui scopo è quello di supportare l’iter legislativo connesso al Regolamento Europeo 2016/429 relativo alle malattie animali-trasmissibili, evidenziando la fenomenologia del commercio di animali, legale e no, di individuare i fattori di rischio, i confini tra legalità e illegalità.
L’analisi
L’Associazione ha monitorato a campione, per un periodo di due mesi, piattaforme di commercio on-line, di annunci e pagine Social dedite al commercio di animali, italiane o comunque attive nel nostro Paese, prestando particolare attenzione alle specie protette dalla normativa vigente.
L’analisi ha riguardato: uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, aracnidi, pesci, insetti, e crostacei. Animali vivi o, in alcuni casi, morti (imbalsamati) o parti di essi (ossa, pelli o pellicce) appartenenti alla fauna selvatica o esotica rientranti nell’applicazione della normativa sulla protezione della fauna selvatica, sul commercio di animali in via di estinzione (Cites), e sulla detenzione di animali pericolosi.
Gli annunci e post visionati superano i 2.000, riguardanti un numero minimo di 5000 animali. Tra questi annunci ne sono stati selezionati circa 800 relativi ad animali appartenenti a fauna esotica o selvatica, di cui la metà, 400 rispondevano ai criteri di ricerca, ovvero specie in CITES, appartenenti alla fauna selvatica, per un totale di oltre 1.000 animali.
“Solo il 38% degli annunci (152) relativi ad animali in CITES o protetti fa riferimento all’esistenza di documentazione comprovante la regolarità del possesso, della vendita, o dell’allevamento, mentre per gli altri 248 annunci, pari al 62%, non vi era nessun cenno alla documentazione – sostiene la LAV – Ovviamente il non menzionare l’esistenza della documentazione autorizzativa non indica di per sé l’illegalità del possesso e della vendita, perché non è un requisito richiesto per la pubblicazione degli annunci; d’altro canto, ciò allo stesso tempo non ne attesta la regolarità e la legalità, e questo, per specie protette o particolarmente protette, rappresenta un grosso problema per la trasparenza dell’operazione. Chi verifica che la specie protetta posta in vendita sia di provenienza lecita? Come si fa ad accertare che non sia stata oggetto di cattura illegale o di traffico criminale?”.
Ragguardevole il giro d’affari: per gli 800 annunci esaminati relativi alla vendita di fauna esotica o selvatica, calcolando il prezzo degli animali riportati, si arriva alla ragguardevole somma di 150.000 euro.
Dei 400 annunci di animali sottoposti a tutela, 30, il 7,5%, menzionavano che si trattava di individui allevati in cattività.
“Anche in questo caso, la domanda è sempre la stessa: chi vigila sulle modalità di allevamento e di tenuta di tali animali? – continua la LAV- Solo in pochissimi casi si tratta di allevamenti ufficiali, che hanno un sito, che sono riconosciuti, ma la maggior parte è ascrivibile ad allevamenti domestici, individuali, che non riportano certificazioni, cosa che legittima preoccupazioni sulla modalità di tenuta e allevamento degli animali. Ci si chiede inoltre quali siano le modalità di trasporto, con quali mezzi, con quale professionalità vengono effettuati? Sulla base delle prime evidenze raccolte, non c’è da stare tranquilli”.
Entro l’8 maggio prossimo il Governo è chiamato ad approvare lo Schema di Decreto Legislativo per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili prevedendo, come stabilito dall’articolo 14 lettera q) della Legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021, alcuni importanti cambiamenti, fra i quali il divieto di importazione, detenzione e riproduzione di animali selvatici ed esotici.
Le richieste
La LAV, pertanto, ha lanciato un appello al Governo, in particolare ai Ministri della Salute, della Transizione Ecologica e al Sottosegretario agli Affari Europei.
Nello specifico l’associazione chiede:
- Il divieto di importazione, detenzione, utilizzo e commercio di animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche nonché di prodotti da essi derivati, oltre alla reclusione e alla contestuale multa per chi vi contravviene
- Il divieto per i detentori di animali esotici e selvatici già acquisiti di farli riprodurre, insieme alla creazione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti, oltre all’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche
- Pene più efficaci contro il commercio delle specie protette
- Il divieto di vendita di animali, anche domestici, online e nei negozi
- Il divieto di attività ambulanti, fiere e ogni altra forma di esibizione o spettacolo che coinvolgano animali, norme più efficaci contro il traffico dei cuccioli e la verifica della destinazione degli animali invenduti