Le recenti dichiarazioni rilasciate dai ministri delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e dei Beni culturali, Dario Franceschini, lasciavano presagire la volontà del governo di iniziare, dopo anni di tira e molla, i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Invece, l’esecutivo, in sede di approvazione del Documento di economia e finanza (Def), ha inserito l’opera nell’elenco delle infrastrutture per le quali è richiesto un nuovo progetto di fattibilità. Una scelta che spazza via qualsiasi speranza sull’avvio dei cantieri per la posa della prima pietra entro questa legislatura.
Nelle settimane scorse era stato proprio il ministro Franceschini a rilanciare l’idea del Ponte: “non c’è ragione al mondo perché l’alta velocità si fermi a Salerno. Ci vorranno degli anni ma l’alta velocità deve arrivare a Catania e a Palermo. E per questo si deve fare il Ponte”. Un’opera fondamentale per sviluppare il sistema dei trasporti su rotaia nel Mezzogiorno. Un’opinione condivisa, seppur con minore enfasi, anche dal ministro competente: “Nell’ottica del corridoio Napoli-Palermo il ponte sullo Stretto è un pezzo del progetto, non è il progetto”. Per Delrio il problema non è di carattere economico. I costi di realizzazione del ponte, che si aggirano sui 4 miliardi di euro, non sono incompatibili con l’ammontare degli investimenti nazionali ed europei sulle strade ferrate.
Intenzioni che però non hanno trovato spazio all’interno della lista delle infrastrutture considerate prioritarie dall’esecutivo allegata al Def. Qui gli interventi sono stati classificati secondo tre categorie: quelli per i quali i progetti rimangono invariati e che pertanto possono procedere senza difficoltà; quelli che devono essere sottoposti ad un’attività di revisione al fine di ridurre i costi o risolvere i problemi insorti; quelli per i quali è richiesto un nuovo progetto di fattibilità. Tra quest’ultimi, per l’appunto, rientra proprio il Ponte sullo Stretto che dovrà essere sottoposto ad un lavoro di riprogettazione.
Non si tratta di una bocciatura o di un no definitivo, ma di un rinvio che posticiperà ancora una volta l’eventuale costruzione del Ponte in un futuro abbastanza lontano.