Ma a che gioco stanno giocando? Continuano a fioccare le dichiarazioni contraddittorie del Governo sul tema del Ponte sullo Stretto.
Cerchiamo di ricordare. Ottobre 2016, Delrio fa eco al Premier Renzi, dichiarando in una intervista al Corriere della Sera: “Lo Stato è pronto a mettere soldi pubblici” per la realizzazione dell’opera, “non è una cattedrale nel deserto.” Progetto inquadrato “all’interno del corridoio europeo Napoli-Palermo”.
Ma è quello stesso Ministro che invece a fine marzo, a Messina, dice che “la concessione del Ponte è stata caducata”. Cioè interrotta, fatta cadere, scrivendo la parola “fine” sulla realizzazione dell’opera. Risultando ai più incomprensibile cosa sia potuto mutare da ottobre 2016 a marzo 2017.
Ma non solo questo, Delrio completa il suo ragionamento dichiarando che “ci siamo soffermati sul ponte ma ci siamo dimenticati di considerare che bisogna prima programmare l’alta velocità tra Roma e Reggio Calabria”.
Qualche giorno dopo il Ministro Alfano, fa una dichiarazione di segno opposto e definisce il Ponte “opera prioritaria”. Il primo aprile, anche il Ministro Franceschini dichiara alla stampa: “L’alta velocità deve arrivare a Catania e Palermo e per questo si deve fare il Ponte sullo Stretto”.
Ma non più di dieci giorni dopo il Consiglio dei Ministri approva il Documento Economico Finanziario, nel cui “Allegato Infrastrutture” si può leggere che sull’attraversamento dello Stretto si ritorna al “progetto di fattibilità finalizzato a verificare le varie opzioni di attraversamento stabili e non stabili”. E per l’alta velocità sotto Salerno, si è ancora allo studio di fattibilità, ed i progetti esistenti prevedono solo la velocizzazione di alcune tratte.
Ma il balletto non finisce qui. Un altro componente del Governo Gentiloni il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti, sabato in Sicilia, dichiara: “Quello che sicuramente si deve fare è una velocizzazione infrastrutturale del passaggio tra Calabria e Sicilia. E fin qui l’ipotesi più sviluppata, anche progettualmente, è quella del Ponte di Messina”.
“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”, scriveva William Shakespeare nell’Amleto. E noi confessiamo di avere la stessa incapacità di orientarci appresso a questa congerie di posizioni contraddittorie, spesso incoerenti, espresse da autorevoli componenti del Governo, sull’argomento Ponte. E forse non ne abbiamo neanche più voglia.
Quello che va fatto adesso è continuare nella mobilitazione collettiva delle forze vive della città per la difesa del proprio diritto allo sviluppo, mortificato dalle scelte del Governo sulle infrastrutture strategiche. Se secondo lo Svimez al ritmo attuale degli investimenti sulle infrastrutture, al Sud serviranno altri quattrocento anni per riallinearsi con il Nord Italia, noi non possiamo/vogliamo attendere neanche un giorno in più. È giunto il momento di pretendere a voce alta le stesse condizioni infrastrutturali presenti nel resto d’Italia.
“Su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi? O dobbiamo sperare soltanto in un colpo di fortuna? Questo tu chiedi. Ma non aspettarti nessuna risposta che non sia la tua.” (Bertolt Brecht)