C’è un momento in cui non è più possibile tornare indietro. Questo accade in molte occasioni e una di queste è quando qualcuno di cui ti fidavi manca la parola data e fa spallucce rispetto alle rassicurazioni date un attimo prima. Lo “stai sereno” di Renzi a Letta ne è un esempio plastico e storicizzato.
Non fa differenza – con le dovute proporzioni – il centrodestra siciliano, che in questi mesi ha assistito a un’inversione di rotta a 360 gradi di Forza Italia sulla formula “primarie”, con le quali i “moderati” isolani avrebbero dovuto scegliere il candidato governatore da contrapporre al Pd e al M5S. Dopo aver rassicurato e programmato, i Forzisti avevano stoppato le primarie per bocca del loro leader siciliano Gianfranco Micciché, d’accordo con gli alleati centristi di Cantiere Popolare. Troppo rischioso far esprimere la “base”. Meglio – avevano pensato – un accordo fra partiti, per scegliere insieme il candidato governatore. I nomi in ballo, quelli di Lagalla, di La Via e – seppure con minori quotazioni – di Pogliese.
La novità, però. è che oggi le forze politiche che alle primarie avevano creduto li hanno salutati senza troppe nostalgie. E lo hanno fatto nel modo meno indolore: contrapponendo all’asse Micciché-Saverio Romano una coalizione che va oltre il centrodestra, con un proprio candidato alla presidenza della Regione. Nello Musumeci.
Quest’ultimo, insieme ai rappresentanti sicilianisti di Gaetano Armao, al leghista Angelo Attaguile e a Vincenzo Gibiino alle 11 ha tenuto una conferenza stampa. In questa occasione, i quattro hanno presentato un documento unitario con il quale hanno tenuto a battesimo un percorso autonomo rispetto a quello deciso da Forza Italia e centristi, con buona pace dell’invito di Micciché che alla vigilia del 25 aprile – forse intuendo il bye bye di mezzo centrodestra – aveva chiesto a Musumeci di “tornare uniti”. Un invito caduto nel nulla, come era inevitabile che fosse, visto che seguiva di poche settimane il voltafaccia forzista all’accordo di coalizione sulle primarie, che – come non ricordarlo? -anche Forza Italia aveva siglato in febbraio per bocca del suo capogruppo all’Ars Marco Falcone.
Solo pochi giorni fa, su Facebook lo stesso Musumeci ricordava che il 23 aprile, i siciliani avrebbero dovuto votare, presso i gazebo, per le “Primarie della coalizione alternativa al Pd di Crocetta ed ai grillini. Ma qualcuno – aveva scritto – all’ultimo momento non ha voluto che fosse il popolo a scegliere il candidato alla presidenza della Regione”.
E oggi aggiunge ancora più chiaramente: “Noi stiamo continuando con coerenza il percorso che avevamo iniziato con le primarie. Altri si sono tirati fuori e se dobbiamo dirla francamente, oggi in Sicilia il centrodestra è soltanto un luogo politico, ma in più realtà è diviso se non lacerato. Noi gli appelli all’unità li condividiamo, ma non possiamo certo raccoglierli da chi poi sul piano pratico non si comporta di conseguenza”.
Non si sa che cosa accadrà da domani, ma quel che è certo è che da adesso Forza Italia e Cantiere Popolare non tengono più il coltello dalla parte del manico, ma saranno costretti a inseguire le scelte di “#DiventeràBellissima” dei salviniani e dei sicilianisti di Gaetano Armao. Proveranno di certo ad accordarsi, ma il dato politico è che i piani di Miccichè e di Saverio Romano sono saltati.
Chissà che non si arrivi alle elezioni di novembre con una situazione di segno opposto rispetto a quanto accadde cinque anni fa, quando Miccichè decise di abbandonare il centrodestra e candidarsi da solo, in questo modo impedendo, di fatto, la vittoria di Musumeci. Con la mossa odierna, il parlamentare catanese potrebbe rendergli pan per focaccia, con la differenza sostanziale che Musumeci non si candiderebbe da solo, ma indicato da una coalizione che parte dal centrodestra ma va al di là: una coalizione liberatasi una volta per tutte di Forza Italia e dei centristi.
E con questa mossa la Sicilia potrebbe essere (come avvenuto spesso in passato) esperimento e inedito laboratorio politico, fungendo da esempio per il resto d’Italia. Un laboratorio politico per un nuovo centrodestra libero da Berlusconi e dagli ex Dc fedeli a vecchie e stantie alchimie di palazzo. Fantascienza? Stando a quanto accadrà oggi all’Ars non pare proprio.