Il piano escogitato per mettere le mani sul denaro pubblico era semplice: bastava cambiare l’Iban affinché i soldi della Formazione andassero a dirigenti e impiegati dell’assessorato regionale, invece che alle imprese che fornivano servizi agli enti. Secondo l’accusa, a spostare i soldi era il funzionario del dipartimento dell’assessorato alla Formazione Emanuele Currao, con le credenziali del suo capo: Concetta Cimino.
Ma secondo la dirigente, che ha deposto oggi davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo, tutto avvenne a sua insaputa. “C’era un altro computer – ha spiegato – dal quale si poteva accedere ai pagamenti con le mie password. Io l’ho saputo solo dopo. Nessun pagamento può essere effettuato senza decreto d’impegno registrato alla corte dei conti e nel quale viene indicato il conto corrente controllato dalla ragioneria. Inoltre, io non emettevo mandati, la mia era una proposta che non aveva validità se non seguivano i sette-otto passaggi di controllo“. Cimino ha ribadito che nel corso della sua attività sono state espletate 17 gare per 44 milioni di euro. “Mai nessun pagamento anomalo – ha ribadito – Anche in quelli che mi si contestano non c’è la mia sigla, non sono gare espletate da me“.
Nel 2014 un’inchiesta della Procura svelò che 700 mila euro di soldi regionali, invece di essere utilizzati per pagare chi aveva fornito servizi, in parte, sarebbero finiti sul conto corrente di un funzionario e, in parte, sarebbe stati utilizzati per pagare ai dipendenti straordinari inventati o gonfiati. A giudizio ci sono altre 15 persone oltre a Currao e Cimino. L’inchiesta nasce da una denuncia. L’ex dirigente del dipartimento, Ludovico Albert e il collega Marcello Maisano, si vedono notificare una diffida per mancato pagamento di 100 mila euro da una società che aveva effettuato delle prestazioni per la Regione. Da un controllo viene fuori che il pagamento era stato fatto all’Iban di un soggetto diverso dalla ditta creditrice.