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“Di quel poco e del niente”, lo spettacolo delle detenute del Pagliarelli debutta al Biondo

martedì 16 Maggio 2017

Le detenute del carcere Pagliarelli debutteranno con uno spettacolo teatrale dal titolo “Di quel poco e del niente” al Teatro Biondo di Palermo giovedì 1 giugno alle 21. Dal 2015 all’interno del penitenziario viene svolto ogni settimana un laboratorio teatrale a cura di Claudia Calcagnile regista e presidente dell’associazione Mosaico che promuove il progetto con la collaborazione delle attrici Gabriella D’Anci, Gaia Quirini e Marcella Vaccarino che fanno pure parte dell’associazione. In due anni di lavoro si è intensificato ed è cresciuto e mentre prima su circa quarantacinque donne solo sette avevano deciso di prendere parte al laboratorio che prende il nome di Oltremura_lab adesso le donne che partecipano sono circa venti.

Il lavoro che ne è uscito fuori è autentico – spiega Claudia Calcagnile – trasmette una verità che le compagnie di teatro classiche non hanno perché hanno delle sovrastrutture che queste donne che si avvicinano al teatro non hanno. Questa è una particolare forma di teatro: il teatro sociale, lavora con persone che vivono contesti di marginalità“. Claudia ha 33 anni ed è originaria di Lecce, la sua formazione professionale è cominciata proprio frequentando la scuola di teatro sociale “Isolecomprese” di Firenze. Ad un certo punto trascinata in Sicilia, a Palermo, da un’amica e collega comincia col teatro sociale anche qui prima con un gruppo di minori richiedenti asilo e poi per caso, ma nulla capita per caso, ha conosciuto un funzionario del Pagliarelli nel 2014 e dopo un iter burocratico inizia il suo progetto senza alcun finanziamento con le donne del penitenziario.

L’anno scorso lo spettacolo che debutterà al teatro Biondo è andato in scena dal teatro del carcere, presentato al pubblico sotto forma di studio. Il sogno delle attrici dell’associazione Mosaico è quello di portarlo in tournée in Sicilia e perché no anche in Italia. La drammaturgia dello spettacolo prende vita dal laboratorio “Sulla necessità di lavorare sulla femminilità, sull’identità – continua Calcagnile – e attraverso un lavoro di immaginazione si sono aperti una serie di scenari e delle possibilità. Nello spettacolo la potenza dell’immaginazione viene schiacciata dalla realtà che ammonisce costantemente, questa non è solo una condizione che vive la detenuta ma tutto il genere umano. In scena c’è una donna nella propria stanza immobile che immagina, qualcosa prende forma, qualcosa accade e c’è una coralità che rappresenta la realtà che la porta a nascondersi, a reprimere, a scomparire“. Lo spettacolo ha un costo di 12.50 e 10 euro più la prevendita, il costo del biglietto servirà a finanziare il progetto.

Quello che creiamo dentro il carcere durante il laboratorio è un luogo altro, il teatro da questa possibilità e ci sono benefici perché c’è la sospensione del giudizio in quel tempo e in quello spazio. – continua Calcagnile – Siamo li per fare teatro, non conosco le loro storie e il loro vissuto, cerco di sapere il meno possibile sulla loro detenzione. Con noi cercano di riscoprire la femminilità repressa. Nelle donne che partecipano al laboratorio c’è voglia di andare in scena, la voglia di riscatto e di uscire da una stigmatizzazione. È tutto molto instabile dentro la compagnia che abbiamo chiamato Oltremura come il laboratorio, perché le donne sono spesso diverse per cambiamenti di pena, riduzioni, e anche lo spettacolo si modifica quindi nulla è prevedibile, questo è un aspetto divertente e stimolante che ci ha abituato a lavorare con estrema flessibilità“.

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