Sorridente ai limiti dell’autoironia, su uno sfondo rosso dove campeggia la scritta La Sicilia ai Siciliani e sopra Elezioni regionali 5 novembre 2017. Sotto la firma in corsivo, Rosario Crocetta. Accanto il simbolo de Il Megafono Lista Crocetta.
‘Riparte Sicilia’ il movimento di Crocetta che ha fatto capolino in primavera, non compare.
Se non è proprio un avviso ufficiale, potremmo definirlo un buon ‘pizzino’.
Un promemoria asciutto e poco subliminale.
La foto-prova fa un giro rapido e poi si ferma. Non sbarca sui social e sui profili del presidente. Attende, plana nel silenzio del suo partito.
L’ultimo tweet ieri Crocetta lo dedica all’accordo sull’Iva con il governo nazionale.
Eppure la foto c’è. Incombe sulle scelte che non si compiono nel Pd. Tecnicamente non è neanche una sorpresa. Da settimane il governatore siciliano continua a ripetere di essere pronto a un passo indietro solo nel caso in cui sia Grasso il candidato della coalizione del centrosinistra.
Prima che nascesse l’ipotesi in questione non ha mai mostrato la volontà di arretrare:«Sono abituato a vincere e a perder sul campo», andava ripetendo.
Crocetta un temporeggiatore? Uno che alza il prezzo?
Difficile. Più probabile che il messaggio suoni più o meno il seguente: ‘Senza la candidatura di Grasso rischiate di avere due problemi e uno dei due sono io’.
Dal suo staff sono ancora più espliciti:«Ormai dovreste conoscerlo, se ha deciso di partire, parte. Ha aspettato fino a quando ha ritenuto possibile e basta».
Crocetta rompe gli indugi anche per effetto della ufficializzazione del nome di Cancelleri come candidato pentastellato per Palazzo d’Orleans: «L’ho già battuto», va ripetendo il governatore che cerca sponda dove non può trovarla.
Principalmente dalle parti dei Dem. Indaffarati a comprendere quali possano essere ancora le condizioni, se ci sono, in grado di determinare un ripensamento da parte del presidente del Senato su una sua eventuale discesa in campo per Palazzo d’Orleans.
La candidatura di Grasso, ribadiscono dal Pd non può che nascere dalla società e dall’opinione pubblica e solo successivamente prendere forma in una coalizione, e questo forse rimane il vero problema, in cui i partiti sono chiamati a giocare un ruolo diverso. Non secondario, ma neanche tradizionale. Gli stessi democratici sarebbero pronti a sottrarsi da eventuali «ansie da primogenitura» sul nome di Grasso pur di portare a casa il risultato.
Insomma la macchina rimane accesa, ma il motore gira al minimo.
È come se il nome più autorevole servisse indirettamente per contenere l’implosione di un partito che non esce dal rischio potenziale di azzeramento incrociato di tutti i suoi ‘big’, ma assicurano nessuno vuole solo prendere tempo. Speranza o illusione che sia si va avanti a piccoli passi si questa ipotesi di lavoro. Con molta pazienza.
Crocetta lo sa. Intuisce e va oltre, ma soprattutto pensa ad accelerare.
A fermarsi in tempo di fronte alla nomination più attesa del suo partito, c’è sempre tempo.