“Il prossimo presidente della Regione dovrà riconsegnare la speranza a questa terra bellissima e disgraziata e restituire decoro alle istituzioni pubbliche. Presidente Grasso, le chiediamo un atto di amore: chiediamo la sua disponibilità a candidarsi”. Lo scrivono in una lettera un gruppo di docenti, proessionisti e intellettuali al presidente del Senato Piero Grasso, chiedendogli di candidarsi alla presidenza della Regione siciliana.
Quel che viene all’occhio è che a firmare l’appello non c’è il gotha della cultura siciliana, ma nomi che ai più dicono poco.
Fra i firmatari, Vincenzo Di Fresco, socio fondatore della fondazione Giovanni Falcone, Marco Stassi, presidente dell’Adiconsum di Palermo e Trapani, Davide Camarrone, giornalista della Tgr Sicilia, il commercialista Giovanni Giammarva, il presidente del football club Antimafia Isidoro Farina, il docente dell’università di Palermo Giuseppe Notarstefano, la docente e scrittrice Mari Albanese, le dirigenti scolastiche Daniela Crimi e Maria Luisa Simanella, il direttore del teatro Al Massimo Aldo Morgante, la docente di religione Anna Maria Saitta, il presidente del museo dell’Opera dei Pupi di Caltavuturo Angelo Sicilia e il penalista Salvo Battaglia.
“Presidente Grasso, la Sicilia ha ancora bisogno di Lei – si legge nella lettera-appello – Non possiamo e non vogliamo vivere in una terra che si accontenta del pareggio, considerandolo già una vittoria. Abbiamo piuttosto bisogno di un presidente della Regione che muova per primo, che spinga la palla in avanti, che costruisca le azioni necessarie a rompere il muro di immobilismo e di malaffare che pregiudicano lo sviluppo e il lavoro”.
E ancora: “Siamo consapevoli di chiederle un sacrificio personale non indifferente, ma ci permettiamo di farlo perche’ conosciamo l’amore che lei nutre per la nostra terra da sempre e, ancor di piu’, dal 6 gennaio 1980”. “Quanti sostengono che la ‘seconda carica dello Stato non puo’ essere tirata per la giacchetta’ in realta’ creano un alibi per coloro che non la vogliono tra i piedi – aggiungono i firmatari – Del resto fu lo stesso Giovanni Falcone ad affermare che lo Stato deve mettere in campo le proprie risorse migliori”.