La “bellezza” di 92 milioni di crediti e una media di 6 milioni all’anno. Sono i numeri più emblematici accumulati dall’Amam negli ultimi 15 anni, che certificano la presenza di quei fantasmi chiamati morosi che a Messina non pagano le tasse da tre lustri e si prendono beffa della cosa pubblica.
Stando a quanto certificato da Amam, a Messina oltre il 20% degli abitanti e delle imprese e dei commercianti non paga i consumi. Su 88.459 utenze complessive a cui Amam distribuisce l’acqua e ritira liquami, 63.201 (71,5%) è moroso per un tasso di morosità del 23,25% su base annua. Sul totale dei morosi, il 61% sono famiglie (54.291) per un totale di 41 milioni di euro complessivi, ai quali si aggiungono i condomini (circa 46mila) per altri 35 milioni. Le utenze domestiche non pagate mettono insieme mancati pagamenti per 76 milioni di euro. Numeri che fanno rabbrividire e sui quali viene facile chiedersi come mai non si riescano a stanare questi morosi. Chi sono e perchè non pagano?
In riva allo Stretto è una vera “sinfonia” di mancati pagamenti alla quale si aggiungono imprese, negozi, alberghi e ristoranti morosi per un totale di oltre 12 milioni di euro. Solo il 30% di tutte le utenze, pari a 26mila utenze, è completamente in regola con i pagamenti. La stessa Pubblica Amministrazione ha oltre 4 milioni di euro di debiti con 168 enti (compresi ospedali e cliniche) dei 191 che sono morosi con l’Amam.
Amam rassicura di aver rafforzato il servizio di recupero crediti e promette riduzioni e sospensioni di fornitura dell’acqua già nei prossimi giorni: basterà per stanare gli evasori? “La situazione è insostenibile e incredibile – ha detto il presidente e direttore generale dell’Amam, Leonardo Termini -. Amam ha accumulato 92 milioni di crediti negli ultimi 15 anni con cittadini, condomini, imprese, negozi, alberghi, ristoranti. Il mancato incasso è di 5-6 milioni di euro. La soluzione per contribuire a risolvere il problema della distribuzione dell’acqua è anche fare ciascuno la propria parte, compreso, evidentemente, il pagamento delle utenze. Ad ogni modo, per il biennio 2017-2018 e fino al 2019 abbiamo già programmato oltre 17 milioni di euro di investimenti”. Si parla di ristrutturazione delle infrastrutture, riduzione significativa delle perdite lungo le condotte, risanamento delle condotte idriche e fognarie, riequilibrio contabile e amministrativo.
I prossimi mesi daranno il termometro esatto della situazione, nel presente e in prospettiva, sulla caccia ad evasori ed elusori, in un contesto nel quale Amam intende effettuare la riduzione della portata idrica dal contatore, installando un riduttore di portata che limiterà l’erogazione garantendo comunque una fornitura idrica minima. E’ prevista infine la possibilità di accedere a una rateizzazione del debito modulata secondo la tipologia dell’utenza ed il range di insoluto e in particolare: Utenze domestiche: massimo 18 rate mensili; Utenze condominiali: massimo 16 rate mensili; Utenze commerciali o partita iva: massimo 12 rate mensili.
Il “virus” dell’evasione tributaria necessita di una svolta, ed è una questione sulla quale d’altronde Messina non è nemmeno l’unica realtà della provincia a fare i conti con una voragine finanziaria dovuta ai mancati pagamenti dell’acqua. Basti pensare che nella capitale del turismo del messinese, ovvero Taormina, in un territorio di soli 10 mila abitanti (di cui la metà sono ormai residenti stagionali) da circa 15 anni a questa parte si sono accumulati mancati versamenti nelle casse del Comune per circa 9 milioni di euro. Senza contare il caso Serit, la vertenza cioè in atto tra l’ex agente di riscossione e il Comune, con quest’ultimo che reclama 10 milioni di euro su Imu e Tarsu dovuti all’ente locale. E almeno 8 milioni secondo Serit non sarebbero più esigibili. Il vento delle morosità, insomma, non conosce frontiere e soffia forte dallo Stretto allo Ionio e anche oltre.