La pioggia di dinieghi emessi dal Comune di Catania in questi ultimi giorni rispetto alle richieste di rinnovo delle concessioni di suolo pubblico presentate dalle imprese commerciali è l’ennesima riprova del combinato disposto di malapolitica e malaburocrazia che sempre più attanaglia il tessuto imprenditoriale della nostra città.
La Direzione Attività produttive del Comune di Catania, con più comunicazioni inviate alle imprese di ristorazione che hanno realizzato negli anni passati dehors sui marciapiedi o sulla pubblica via, ha infatti recentemente avvisato che la concessione del suolo pubblico non verrà rinnovata in quanto detti dehors sarebbero privi di regolare titolo edilizio (ossia del permesso di costruire). Una ipotesi interpretativa del tutto lontana dalla legge.
“Tali atti sono irrituali e illegittimi“, spiegano Floriana Franceschini e Andrea Milazzo, rispettivamente presidente e segretario di Cna Catania, “in quanto le strutture realizzate dalle imprese in realtà sono prive di quelle caratteristiche di ingombro e di “stabilità” che necessiterebbero del rilascio di un permesso di costruire. Peraltro, è stato lo stesso Comune di Catania a richiedere negli anni passati una Cila e non già un permesso di costruire per la messa in posa dei dehors. Siamo dunque davanti a un atteggiamento contraddittorio e incomprensibile, che arreca un danno secco agli imprenditori che già, per i ben noti fatti di cronaca, si trovano in una complessa situazione finanziaria. I provvedimenti emessi dal Comune violano poi il legittimo affidamento degli operatori del settore. Questi, infatti, hanno confidato nello svolgimento dell’attività anche sul suolo pubblico alle condizioni che lo stesso Comune aveva in precedenza dettato. Potremmo anche comprendere l’ansia di “fare cassa”, ma realmente ci sembra di assistere a una vera e propria abdicazione della politica di fronte a esigenze di diversa natura. L’auspicio della Cna è che il Comune di Catania desista immediatamente da tale atteggiamento, rinnovando l’occupazione del suolo pubblico alle medesime condizioni dei precedenti anni“.
Anche per quanto riguarda l’aspetto della subordinazione dei rinnovi alla regolarità tributaria, Cna esprime il proprio dissenso su quanto fatto dall’amministrazione comunale. Lo strano caso del protocollo d’intesa con una singola associazione di categoria che prevede una rateizzazione del dovuto da parte delle imprese in 48 mesi è “un accordo davvero al ribasso che ci ha stupiti e che rischia di vanificare i lavori della X Commissione consiliare“, concludono Franceschini e Milazzo, “all’interno della quale si discuteva attorno a ipotesi migliorative, come dichiarato pubblicamente dallo stesso presidente della Commissione. Visto che il Comune ha una sua autonomia impositiva, si dovrebbe prevedere una sospensione dell’entrata in vigore del nuovo regolamento e una maggiore rateizzazione. In moltissimi casi del genere, si giunge fino a 60 o addirittura a 72 mesi di rateizzazione e si parla di Agenzia delle Entrate e di enti di riscossione vari. Insomma, il Comune di Catania in questa vicenda si è posto alle aziende come un interlocutore più rigoroso ed esigente di chi ha come sua esclusiva mission riscuotere le tasse”.