Quello dei distretti turistici siciliani è stato un percorso molto travagliato. Istituiti nel 2005 con l’obiettivo di sviluppare una programmazione dal basso che tenesse conto delle esigenze e delle peculiarità dei territori, ci sono voluti ben 7 anni prima che la politica regionale li mettesse nelle condizioni di funzionare. Adesso l’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo, intende abolirli.
Ne parliamo con Giovanni Callea, amministratore delegato uscente del distretto tematico Pescaturismo.
1) I risultati ottenuti in questi anni dai 25 distretti turistici siciliani non sono certo entusiasmanti. Eppure avete duramente criticato l’assessore regionale al turismo, Anthony Barbagallo, che intende abolirli. Perché?
L’assessore interviene eliminando una cosa che non funziona, senza porsi il problema del perché non abbia funzionato, senza chiedersi quali siano le sue responsabilità soggettive, nella qualità di assessore nel non averla fatta funzionare. Se guardo all’operato dell’assessore e devo considerarlo l’operato di un manager il mio giudizio è estremamente negativo, i distretti sono costati molte energie di coordinamento sui territori e svariati milioni di euro di finanziamenti, chiuderli senza cercare di capire cosa non ha funzionato mi pare un non senso economico incomprensibile. Altrove i distretti sono stati forieri di sviluppo, se da noi hanno fallito forse non è lo strumento il problema ma la sua applicazione, e questa applicazione è quella voluta dall’assessorato.
2) Cosa ha funzionato e cosa no?
I distretti sono stati costruiti con una legge regionale, la costituzione è costata un grande lavoro di coordinamento, con tentativi di integrazione tra territori diversi, immaginando possibili strategie operative. Questo lavoro, che è il lavoro più prezioso i territori hanno creduto ed investito sul percorso proposto, quella era una base ottima su cui costruire e da li occorre ripartire, diciamocelo la Regione ha completamente perso credibilità agli occhi dei territori e degli operatori per la sua assenza ed inconcludenza di questi anni.
Invito a riflettere sul fatto che sulla strategia turistica della Sicilia nel periodo 2007/2013 la regione ha investito circa 24 milioni ed è riuscita a spenderne circa 12. Ovvero circa 4 milioni l’anno, che significano 160.000 euro l’anno a distretto. Il distretto del quale sono stato Progettista ed Amministratore (n.d.r. Pescaturismo e cultura del Mare) rappresenta oltre 16.000 posti letto. Il che significa che abbiamo investito 10 euro a posto letto l’anno. Se pensate che questo è l’investimento strategico della Sicilia, sul comparto ritenuto fondamentale, nell’ambito di una programmazione Europea che è valsa quattro miliardi di euro è facile comprendere che i denari sono stati in realtà pochissimi, assegnati senza una vera linea guida, infine sono stati affidati ai distretti che però non hanno potuto gestirli direttamente, non entro nei tecnicismi, ma di fatto le risorse non sono mai state nella disponibilità dei distretti, i quali hanno potuto solo sovrintendere a parte della progettualità. Quindi l’assessorato addebita ai distretti dei problemi nella realizzazione di attività a valere su fondi che per volere dell’assessorato i distretti non hanno gestito. Solo in Sicilia si possono sentire questa storie.
3) Su tutto questo avete avuto modo di confrontarvi con il governo regionale e con l’assessore?
Anche questa è una anomalia incredibile, Barbagallo e nessuno dei suoi predecessori di questo governo ha mai sentito la necessità di confrontarsi con i distretti al fine di una disamina delle problematiche, e per una riflessione strategica sul turismo. Ma anche soltanto per trasmettere le linee guida della visione strategica del governo sul tema turismo. Se pensa che i distretti sono il braccio operativo dell’assessorato al turismo è evidente la scollatura generale che dà molto il senso dell’incapacità di governance dell’assessorato. Ogni assessore ha ritenuto di sapere già tutto, di non avere bisogno di confrontarsi con nessuno, ognuno convinto di avere lui la bacchetta magica. Io credo che le soluzioni debbano essere soluzioni di sistema, non credo al genio salvatore del mondo, e comunque posso affermare che Barbagallo non ha rappresentato nessun valore aggiunto per lo sviluppo turistico della Sicilia, forse un po’ di propensione al dialogo sarebbe stata proficua.
4) Barbagallo adesso vuole istituire 7 grossi ambiti sotto un’unica regia. Una strategia opposta a quella dei distretti. Cosa ne pensate?
Occorre chiarire una cosa. Faccio un esempio. Se a me serve un’automobile per andare al lavoro, e ritengo che la mia non funziona, posso cambiarla. Se la sostituisco con un sommergibile, allora il problema non era la mia automobile ma l’automobile in se.
La scelta dell’assessore che lui presenta come una alternativa al fallimento dei distretti, in realtà è una radicale inversione strategica, che poco ha a che fare con i distretti e con il loro reale o presunto fallimento. Spiego: i distretti hanno significato lo spostamento della progettualità turistica sui territori, e quindi intendevano affidare la creazione della proposta turistica a chi fisicamente avrebbe poi gestito il turista. Questo, in molte parti d’Italia e d’Europa, cito in maniera esemplificativa il Distretto Val di Fiemme, che gestisce tutta l’ospitalità della Valle, e riesce ad organizzare anche una tappa del campionato del mondo di sci, ha rappresentato la crescita di una offerta sempre più competitiva ed integrata.
Le DMO (Destination Management Organization, ndr) proposte dall’assessore opereranno invece a regia regionale quindi la spesa sarà in capo all’assessore, ovvero esattamente come era prima della riforma che produsse i distretti, solo che prima la regione agiva con 9 agenzie provinciali (le AAPIT) adesso intende agire attraverso 7 DMO che sono agganciate a tematismi. Quindi un passo indietro anche rispetto alla struttura della AAPIT, le quali almeno erano sui territori. In pratica andremo in direzione opposta a quella nella cui direzione va il marketing turistico nel mondo. Metteremo distanza tra promozione ed offerta. Questo però restituisce all’assessorato la gestione diretta delle risorse per il turismo, eliminare soggetti territoriali che rappresentano progetti ed istanze rende più libera e fluida l’azione dell’assessorato, non è il mio caso, qualcuno potrebbe pensare male guardando al potere che questa scelta restituisce alla centralità dell’assessore e dell’assessorato ed a come rende silenti i territori e le loro istanze.
5) Qual è, invece, la vostra ricetta per lo sviluppo del turismo in Sicilia?
Le ricette vengono dalle più antiche e semplici regole del marketing. Non c’è bisogno di inventarsi nulla.
Primo: individuare le linee strategiche di azione per il successivo triennio. Gli operatori devono sapere con largo anticipo in che direzione andranno gli investimenti generali di marketing e comunicazione della regione. I piani andrebbero progettati e condivisi con i grossi player regionali e con le associazioni dei piccoli operatori, in questo soggetti come i distretti sono l’ideale soggetto di intermediazione.
Secondo: gestire in modo centrale le campagne di brand internazionale. sviluppare linee guida per le attività di comunicazione su progetti commerciali specifici (pacchetti turistici, destinazioni ecc.) in modo che soggetti intermediari (potrebbero essere distretti o loro evoluzioni) non si sovrappongano e lavorino in maniera coordinata dal punto di vista della comunicazione e del marketing. Il brand generale deve essere in capo alla regione o ad un organismo di coordinamento tra tutti i player del comparto.
Terzo: promuovere investimenti strategici locali finalizzati a rendere armoniche le infrastrutture delle destinazioni (dove mancano hotel dare contributi per la costruzione, dove mancano strade o servizi bus implementarli ecc.). Attualmente i finanziamenti sono a pioggia e senza alla base un piano di sviluppo turistico generale. Anche questo piano dovrebbe essere i capo a soggetti territoriali che conoscano le dinamiche e le esigenze dei territori.
Quarto: sviluppare un sistema di controllo e valorizzazione della qualità dell’offerta, vanno premiati i bravi e penalizzati gli altri, perché un turista contento è un turista che ritorna.
Quinto: gestire accordi strategici con i player dei trasporti, ed in articolare le compagnie aeree al fine di incrementare i flussi. Perché senza collegamenti e flussi non si può parlare di turismo.