L’accoglienza degli immigrati ormai da tempo è entrata a pieno titolo nell’agenda della politica italiana e siciliana. Il tema indubbiamente sarà al centro della campagna elettorale per le elezioni regionali di novembre e, a seguire, di quella nazionale per le elezioni politiche che si terranno nella prossima primavera. La Sicilia è la regione con la maggiore percentuale di ospiti. Tra questi i minori non accompagnati accolti nelle 492 strutture sparse nell’Isola, in cui lavorano circa 4.000 persone tra responsabili, operatori, psicologi, assistenti sociali, alle prese con pesanti difficoltà economiche. Le risorse stanziate, infatti, non sono sufficienti, ma soprattutto vengono erogate dalle istituzioni e dagli enti locali con ritardi lunghissimi, che spesso mettono a dura prova la sostenibilità delle stesse.
Ne parliamo con Emanuele Zammito, uno dei responsabili del C.R.O.A.M. Sicilia, il Coordinamento Regionale Operatori Assistenza Minori Sicilia, nato nel maggio scorso.
Qual è la situazione oggi in Sicilia?
La Sicilia accoglie il 42,9% di tutti i minori stranieri non accompagnati accolti in Italia, che ammontato a 18.701. Si tratta di 8.016, ospitati in 492 strutture, contro i 1.047 della Lombardia, i 1.088 dell’Emilia Romagna o i 3 minori stranieri della Val D’Aosta.
Il problema è che rispetto al passato la retta erogata in Sicilia è stata ridotta del 42%. Per giustificare tale taglio la Regione ha diminuito il numero delle risorse umane necessarie per l’erogazione del servizio, nonchè il monte ore per cui in alcune ore della giornata i minori dovrebbe stare senza operatore. In questo modo si crea una vera e propria disparità rispetto ai minori italiani che contrasta con il diritto umanitario.
A maggio scorso eravate scesi in piazza per chiedere il pagamento di almeno una fattura arretrata per poter andare avanti. Qualcosa è cambiato?
La protesta del mese di maggio, purtroppo, non ha ottenuto nessun effetto. Ci troviamo ancora con ritardi che superano l’arco temporale di un anno. Andare avanti così è impossibile. Di fatto l’accoglienza grava tutta sulle nostre spalle e su quella del personale che non prende lo stipendio da mesi.
Due sono i principali motivi del ritardo. Il primo è il complesso iter burocratico della rendicontazione. Basti pensare che le strutture rendicontano con cadenza trimestrale al Comune. Questo invia la documentazione alla Prefettura, che a sua volta la invia al Ministero dopo aver raccolto i documenti di tutte le strutture presenti nella provincia. Il Ministero non paga noi direttamente, ma la liquidazione fa esattamente l’iter inverso. A questo punto il Comune una volta ricevuta la somma dovrebbe per legge pagare entro 30 giorni, ma ciò non accade. Nella stragrande maggioranza dei casi tale termine viene disatteso, senza alcuna plausibile giustificazione. E’ così, ad esempio, che una fattura può arrivare ad essere saldata dopo circa un anno dalla sua emissione.
Cosa bisogna fare perchè il sistema funzioni bene?
Per prima cosa abolire i tagli alla retta e velocizzare l’iter per il pagamento delle rette. Per farlo basterebbe rendicontare direttamente alla Prefettura o al Ministero.
Bisogna eliminare la discriminazione tra minori italiani e stranieri modificando gli interventi ed i servizi erogati non in base alla nazionalità, ma ai bisogni dei singoli minori. Ad esempio italiani e stranieri potrebbero avere bisogno di un servizio assistenza più leggero e meno costoso, come per esempio i gruppi appartamento che prevedono forme di autogestione coordinate da operatori. Così facendo si ridurrebbe sensibilmente il costo del personale.
E’ necessario, inoltre, dotare il sistema dell’accoglienza di strumenti idonei ad accertare la reale età anagrafica di chi si dichiara minore straniero non accompagnato e velocizzare il trasferimento di chi nel frattempo diventa maggiorenne negli Sprar.
Infine omogenizzare i procedimenti per il rilascio del permesso di soggiorno, della nomina del tutore e dell’affiancamento dei minori.
In particolare cosa può fare la Regione?
A farsi carico del problema non può essere solo la Regione Siciliana che a sua volta scarica il costo dell’accoglienza sulle nostre spalle. La Regione deve pretendere una più equa distribuzione dei minori sul territorio nazionale ed europeo o in alternativa un maggiore stanziamento di risorse da parte di Bruxelles e dello Stato italiano. Questo, a nostro avviso, sarebbe il vero obiettivo da ricercare.