Uno scrigno di tesori sommersi nei fondali portati alla luce grazie al lavoro del professor Sebastiano Tusa Soprintendete del Mare della Regione siciliana e presidente dell’Accademia internazionale di tecniche subacquee, coadiuvato dal suo staff: monete puniche in bronzo, 13 lingotti di piombo di origine romana, due elmi corinzi, l’anfora Dressel 21-22, l’anfora africana e l’ancora in piombo con ceppo e contromarra. Questi reperti archeologici hanno destato l’interesse dei visitatori della mostra mostra “Storie che emergono dal Mare”, allestita nel centro congressi del Comune di Ustica.
La mostra concepita a 13 anni dalla nascita della Soprintendenza del Mare, ha presentato le principali attività svolte in Sicilia e in contesti internazionali svolti dalla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana che assolve ai suoi compiti istituzionali conseguendo risultati di eccellenza riconosciuti da enti e istituzioni internazionali, assicurando la tutela dei beni sommersi e sperimentando azioni ormai divenute best practices adottate a livello mondiale dall’UNESCO. L’esposizione inserita nell’ambito della 58esima Rassegna internazionale delle attività subacquee, è stata organizzata dalla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana e dall’Accademia internazionale di scienze e tecniche subacquee con i contributi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (progetto Eccellenza “MICE in Italia”), dell’assessorato regionale del Turismo sport e spettacolo e del Comune di Ustica, ha fatto conoscere ai residenti e ai numerosi turisti presenti nell’isola alcuni importanti reperti archeologici recuperati dai fondali.
Tra i pezzi più importanti, i due elmi corinzi recuperati a largo di Gela e le monete puniche parte di un tesoretto rinvenuto a Pantelleria. Il percorso espositivo è stato valorizzato da 20 pannelli che hanno illustrano le principali attività dal 2004 ad oggi mentre un documentario ha presentato le principali scoperte e indagini effettuate in questi anni. Una piccola ma significativa esposizione di reperti archeologici recuperati nei fondali siciliani ha completato la mostra. Tra i reperti esposti che raccontano una storia millenaria: le monete puniche in bronzo individuate a 13 metri di profondità, in località Cala Tramontana a Pantelleria. In questo sito è stato rinvenuto un deposito monetale di 3471 monete, nei pressi dei resti del carico di un relitto databile alla prima metà del III secolo a.C.; i 13 lingotti di piombo di origine romana trovati causalmente nell’estate del 2006 da un subacqueo ad una profondità di 7 metri non lontano dal porto di Capo Passero, in provincia di Siracusa; i due elmi corinzi che provengono dal mare antistante la contrada Bulala di Gela, luogo ben noto archeologicamente perché è da qui che provengono interessanti tracce di relitti.
Si tratta di oggetti simili ben inquadrabili nella tipologia dell’elmo corinzio ampiamente diffuso in Grecia e negli ambienti coloniali della Sicilia e della Magna Grecia tra il 650 e il 450 a.C. Gli elmi possono essere datati nell’arco del VI sec. A.C. e più precisamente tra il 580 ed il 520 a.C. La loro associazione con i lingotti di oricalco all’interno dello stesso relitto appare molto probabile anche a giudicare dalla datazione di altri manufatti ceramici rinvenuti nell’area. Ed ancora l’anfora Dressel 21-22, contenitore recuperato dal relitto Panarea II (I sec. D.C.) quasi del tutto privo di collo in cui raramente si evidenzia la separazione tra il collo e la pancia; L’anfora africana cilindrica recuperata nel 2009 nei fondali del Canale di Sicilia. L’anfora si inquadra in un arco cronologico che va dalla fine del II sec. a tutto il IV sec. d.C. Esemplari di questo tipo rinvenuti anche in Spagna e a Roma, indicano le città costiere della Bizacena e Zeugitana (Tunisia centrale) quali luoghi di esportazione del contenitore, forse per il trasporto di garum, una salsa di pesce apprezzata dai romani.
Infine, c’è stato spazio anche per l’ancora in piombo con ceppo e contromarra. Archeologia subacquea vuol dire anche ricerca, scavo e recupero. E’ il caso della sensazionali scoperte effettuate nel mare di fronte a Trapani, dove è stato individuato il luogo esatto della battaglia delle Egadi che il 10 marzo del 241 a.C. decise la vittoria dei Romani alla fine della prima guerra punica. Sul fondo di quel mare giacevano alcuni rostri in bronzo che, recuperati, sono stati oggetto di richiamo culturale e turistico apprezzato in tutto il mondo.