Il fuoco delle polemiche cova sotto la cenere. Berlusconi torna in Sicilia ad alzare il braccio di Nello Musumeci come fa l’arbitro sul ring quando due pugili arrivano al verdetto della giuria dopo essersele date per dodici round. Terrà basso quello di Gianfranco Miccichè che ha vissuto da commissario di Forza Italia giorni difficili dopo l’arresto del sindaco di Priolo Antonello Rizza.
Il Cavaliere è abile nel tenere a distanza di sicurezza le polemiche in materia di ‘impresentabili’ e liste pulite e avrà anzi l’occasione, un assist personale quasi naturale, per esibire un assolo che lo porrà al centro della scena in maniera ancora più convinta.
Una due giorni con tappa palermitana venerdì prossimo e poi il 28 ottobre la consacrazione catanese di Musumeci, davanti al suo popolo, nella sua città, a Catania.
Da avversario Berlusconi se l’era trovato sulla sua strada nelle amministrative del 2008, quando divenne sindaco di Catania con il 54% dei voti Raffaele Stancanelli, oggi regista dell’operazione che ha portato il leader di #diventerabellissima alla nomination.
Musumeci, in quell’occasione da solo prese il 25%, superando in città i 40mila voti. Un dato questo che Enzo Bianco, che accarezza il sogno della riconferma, aveva ben presente con qualche timore e che si è sciolto come un dubbio al sole nel momento in cui l’ex presidente della commissione Antimafia è stato scelto come candidato del centrodestra al posto di Armao.
Già, perché l’unità del centrodestra che Berlusconi metterà al centro dei suoi discorsi, sarà il biglietto da visita più convincente da esibire per fugare tutti i dubbi. La premessa senza la quale oggi non sarebbero così alte le possibilità di vittoria per tornare a governare la Sicilia. Il meccanismo di controllo, infine, e di garanzia per la coalizione che Forza Italia intenderà potere esercitare all’Ars durante lo svolgimento dell’eventuale mandato di Musumeci a Palazzo d’Orleans.
E su questo le anime dello schieramento con “due presidenti”, l’altro dovrebbe essere Miccichè a Sala d’Ercole, vacillano e scricchiolano rumorosamente già da ora. Certo, il carisma dell’ottantunenne ex premier da solo basterà a offuscare la questione, a dissimulare il livello della discussione. È prevedibile che qualche lancia in più verrà spezzata nei confronti di Miccichè, che sulla questione degli ‘impresentabili’ non ha apprezzato i toni di Musumeci a sostegno incondizionato dell’azione delle Procure.
Tutto verrà minimizzato, diluito e annacquato nell’ubriacatura di slogan con scontato riflesso nazionale del centrodestra che riparte dalla Sicilia. Solo che stavolta Berlusconi porta in dote alla coalizione un uomo che si è sempre smarcato da Forza Italia e per questo ha sempre pagato un prezzo caro.
La fertilità dei distinguo e delle differenziazioni verrà sterilizzata con mestiere dal leader di Forza Italia, ma la sostanza delle cose è sotto gli occhi di tutti. #Diventerabellissima non è solo un contenitore temporaneo con cui Musumeci ha pensato di attraversare la piena. Rimarrà un progetto, politicamente sempre più caratterizzato, che possibilmente Meloni nello schieramento potrà fare pesare al momento della composizione delle liste e dell’assegnazione dei collegi, se cambierà alla fine la legge elettorale con cui si andrà a votare nella prossima primavera.
Berlusconi dunque scende in Sicilia per un bagno di folla che gli mancava da tempo. Ritrova il suo popolo elettorale che non gli ha lesinato trionfi, allori e percentuali da capogiro. Salendo sul palco non potrà fare a meno di pensare però che la bandiera di Forza Italia sventola alta a sostegno di un candidato a Palazzo d’Orleans, che, però, ancora una volta non è arruolato da Forza Italia.
Dettagli quando si vince. Che aumentano però di spessore e consistenza a volte, dopo che si è vinto.