Evasione dal carcere di Favignana, dove nella notte tre uomini sono fuggiti dalla loro cella, sembra dopo avere segato le sbarre.
Lo rende noto Lillo Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che giudica la condotta dei tre detenuti “un evento irresponsabile e gravissimo, per il quale sono gia’ in corso le operazioni di polizia dei nostri agenti della Penitenziaria finalizzate a catturare gli evasi. Nei primi sei mesi del 2017 si sono verificate, nelle carceri italiane, 6 evasioni da istituti penitenziari, 17 evasioni da permessi premio e di necessita’, 11 da lavoro all’esterno, 11 da semiliberta’ e 21 mancati rientri di internati. Ma nel frattempo altre ve ne sono state“.
Secondo Donato Capece, segretario generale Sappe, “tutte queste evasioni hanno responsabilita’ ben precise. Cercate i colletti bianchi. Ora bisogna catturare gli evasi ma il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di piu’. Abbiamo registrato un numero di evasioni incredibili, da istituti e da mancati rientri, in pochissime settimane. Quel che denuncia il Sappe da tempo si sta clamorosamente verificando ogni giorno: ossia che la sicurezza interna delle carceri e’ stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto (che tengono fuori dalle celle, tutto il giorno, i detenuti a far nulla), dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale – servono almeno 8.000 nuovi Agenti rispetto al previsto, e sono state autorizzate solamente 305 nuove assunzioni -, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento”.
Tra i tre evasi c’è anche un ergastolano, condannato per omicidio, di cui è stato reso noto il cognome, Adriano Avolese, condannato per omicidio, originario di Pachino, nel Siracusano.
Gli altri due sono di Vittoria (Ragusa): Giuseppe Scardino e Massimo Mangione che avrebbero dovuto finire di scontare la pena nel 2032 e nel 2037. I tre dopo aver segato le sbarre sono saliti sul tetto del reparto e con delle lenzuola a mo’ di fune, si sono lanciati sul muro di cinta. Poi, sempre con le stesse lenzuola, si sono calati sulla strada.