Poco ritmo e molta incertezza. Se fosse una partita di calcio quella della nomina del nuovo governo regionale, sarebbe simile a una gara fisica, giocata molto a centrocampo, ma senza affondi né palle-gol. Almeno fino a questo momento.
Gli incontri di Musumeci con le singole delegazioni dei partiti del centrodestra cominceranno già lunedì, mentre non è escluso che nell’ultima settimana di novembre ci possa essere un vero e proprio vertice, magari qualche giorno prima che il neo governatore siciliano proceda al varo della sua squadra di governo, con assetto parziale o completo.
Se Gianfranco Miccichè, commissario di Forza Italia, infatti non fa mistero del fatto che vorrebbe la giunta pronta dopo il voto dell’11 dicembre che dovrebbe incoronarlo presidente dell’Ars, Musumeci non intende lasciare la Regione senza governo per quasi un altro mese.
Prima di Crocetta che ha spezzato l’incantesimo nominando la giunta prima dell’elezione del presidente dell’Ars, una parte consolidata di consuetudine voleva che si evitasse la sovrapposizione tra nomina dell’esecutivo ed elezione del presidente dell’Assemblea regionale.
A quel punto una soluzione, tutta da verificare, potrebbe essere la nomina di alcuni assessori, possibilmente fino a un numero di sei, per cominciare a svolgere i primi ragionamenti, e anche i primi atti del nuovo esecutivo regionale. Musumeci non vorrebbe essere condotto a una scelta di questo tipo, ma c’è anche da far quadrare l’equilibrio della coalizione e procedere all’elezione del presidente dell’Ars. I franchi tiratori sono da sempre un argomento spinoso contestuale in una elezione del genere.
Anche per questo, in casa forzista, pur senza dare nulla per scontato, fanno i primi conti sui voti di Sicilia Futura (D’Agostino e Tamajo) e su qualche esponente di area dem nel Pd che potrebbe anche votare Miccichè.
Qualche voto però potrebbe mancare anche nel centrodestra. Oltre a Figuccia (Udc), che con Miccichè non si è lasciato benissimo prima di approdare nella nuova dimensione centrista, cresce tra gli azzurri un malumore latente dopo l’infittirsi di trattative che potrebbero portare ad Agrigento e Messina i primi dei non eletti in giunta. Un criterio onestamente quasi del tutto inedito e in fondo persino poco credibile.
Compatti, almeno in teoria Fdi-Noi con Salvini e Cantiere popolare, oltre, ovviamente alla lista di Musumeci che ha portato dentro il parlamento siciliano.
A Trapani il derby per un posto in giunta dovrebbe essere tra Stefano Pellegrino e Giuseppe Guiana.
Tra gli outsider di Messina rimane in campo il nome di Bernardette Grasso. Meno quotato Formica.