Exegi monumentum aere perennius (Ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo). Lo scriveva secoli fa il poeta latino Orazio che, forte dell’idea che i suoi versi avrebbero vinto il vento impetuoso e lo scorrere degli anni, certo non sbagliava.
L’espressione, tanto distante nel tempo quanto vicina, talvolta sembra superare ogni contesto di rifermento. E non sorprenderà quindi che, una volta appresa, possa spesso tornare nella mente di chi si stupisce nel contemplare le bellezze di un territorio.
E cosa può destare più stupore delle meraviglie della Sicilia? L’Isola è scrigno prezioso di storia, la nostra: è sintesi originale di civiltà, popoli, lingue, culture, tradizioni, religioni. Tutto questo si riflette e si manifesta tangibilmente: monumenti storici, siti archeologici, templi, palazzi, tombe, cappelle, opere artistiche, duomi. Potremmo annoverarli tutti, ma una pagina non basterebbe.
Nonostante vi siano simili bellezze, tutte da ammirare e apprezzare, i beni culturali, espressione evidente dell’identità siciliana, trasmettono un sentimento di vicinanza, così familiare, che spesso nella loro quotidianità se ne dimentica l’unicità. Il nostro patrimonio allora si assopisce, si addormenta, si spegne.
Capita da noi, nella nostra terra. Poi arriva lo straniero: da quello pronto a postare un selfie sui social con alle spalle il tempio della Concordia, al Google Camp e a Dolce & Gabbana. Il forestiero ha già scelto la meta: la Sicilia per i suoi monumenti, con l’inconscio desiderio di ripercorre, come nella macchina del tempo, l’epopea del grande tour che ebbe in Goethe il suo più importante viaggiatore. L’imprenditore ha reso nota la sua preferenza: la Sicilia cornice ideale per le proprie iniziative.
Nel mondo trionfano scorci e scenari siciliani. Si risveglia l’orgoglio siculo, riecheggiano espressioni goethiane.
La cultura è la chiave del turismo: si è consapevoli, se ne parla, lo si constata hic et nunc. I fatti sono evidenti, le notizie volano. Lo hanno capito coloro che non abitano l’isola più grande del Mediterraneo.
Il binomio beni culturali e turismo è una chiave che può accendere la macchina dell’economia. In Sicilia, però, pare che il motore non sia stato ancora brevettato. Strano perché tale binomio è inscindibile.
E allora, lo sguardo non può che essere rivolto all’attribuzione delle specifiche competenze regionali che sono di fatto di pertinenza dell’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana: tutela, restauro, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale.
E il turismo? Questo è di fatto collegato all’Assessorato regionale del turismo, dello sport e dello spettacolo. La dicitura è chiaramente indicativa.
Caso vuole però che sono proprio i nostri beni culturali ad avere dato in questi ultimi tempi in Sicilia il “la” ad un consistente incremento dei flussi turistici.
Una sintetica e, perdonerete, approssimativa constatazione, che meriterebbe di una considerazione non affatto superficiale, contemporaneamente alla formazione della nuova giunta.
A meno che prevalga e persista l’idea – sono tanti i punti di vista – che il turismo si associ più allo spettacolo e allo sport, piuttosto che ai beni culturali.