Una delegazione formata da una rappresentanza di consigliere del Comune di Palermo, dalle donne di Benin City, da Fiori di Acciaio, da Mezzocielo, dall’Udi e dal centro studi Pio La Torre, ha incontrato ieri mattina, nel reparto di ortopedia di lunga degenza dell’ospedale Civico di Palermo, la ragazza nigeriana costretta a prostituirsi che è riuscita a scappare dalla sua ‘maman‘, gettandosi dal secondo piano di una ‘casa chiusa’ a Ballarò.
La giovane, che adesso dopo alcuni interventi chirurgici sta meglio, è in attesa di guarigione ma sopratutto del processo che l’avvocato Ettore Barcellona, legale del centro studi Pio La Torre, insieme all’attivista Nino Rocca, stanno cercando di istruire per dare un esito positivo alla vicenda.
“A Palermo, la tratta delle nigeriane fa girare un business da oltre 10 milioni di euro l’anno – dice Nino Rocca, attivista del Centro Studi Pio La Torre – ma è un dato addirittura sottostimato. Adesso l’organizzazione nigeriana è sotto processo con l’accusa di ‘mafia’ ed è la prima volta che accade una cosa del genere”.
La giovane nigeriana, che ha voluto denunciare i suoi protettori, è adesso circondata dell’affetto di molte persone che si sono strette attorno a lei, come ad esempio Osas, presidente dell’associazione Donne di Benin City. L’incontro di ieri di tutte le associazioni, promosso dalle consigliere Valentina Chinnici, Valentina Caputo, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco, Barbara Evola, Katia Orlando e Roberta Cancila, ha avuto lo scopo di dare sostegno e visibilità alla triste vicenda ed in seguito le stesse si costituiranno parte civile nel processo contro gli sfruttatori della ragazza.