Va all’asta l’antico Castello di Schisò, conosciuto anche come Palazzo Paladino, ubicato a Giardini Naxos, che nel mese entrante sarà oggetto di vendita per il prezzo di 2 milioni e 152 mila euro. Si tratta di una delle più importanti testimonianze storiche della località rivierasca, un grande complesso d’epoca che si estende su una superficie di 2 mila 493 metri quadri, “composto da più corpi di fabbrica (residenza, opificio e magazzino) e giardino di pertinenza, costituito da ampio fabbricato di antica costruzione, con annessi giardini e rimessa”, sito in Via Calcide Eubea con affaccio sul lungomare della seconda stazione turistica siciliana. L’iter riguardante il castello fa seguito ad una ordinanza del giudice dell’esecuzione del Tribunale di Messina del 21 ottobre scorso con la quale è stata disposta la vendita del compendio oggetto di una esecuzione immobiliare. Si andrà, quindi, alla vendita in unico lotto di un vasto complesso, la cui vendita senza incanto è prevista esattamente per la data del 20 dicembre.
Lo stabile di antica costruzione e che comprende anche una torre, fu edificato su roccia vulcanica, sulle vestigia di precedenti dimore risalenti addirittura al XVII secolo e nel tempo ha subito interventi di ristrutturazione fino a determinarne l’aspetto attuale. A seguito di un atto di pignoramento intrapreso da una società che vantava dei crediti nei confronti della proprietà privata di questo edificio si è arrivati alla messa all’asta. Le prossime settimane decideranno, a questo punto, il destino dell’antica villa, un edificio di “elevatissimo pregio architettonico e denominato Palazzo Paladino, ritenuta tra le più antiche della riviera messinese, ed il cui nucleo originario risalirebbe come detto al XVII secolo“. Il sito si trova in adiacenza del Parco Archeologico di Naxos (sono separati da un cancelletto) su cui vige il vincolo storico-paesaggistico e che potrebbe, da parte dell’assessorato ai Beni Culturali della Regione, “nelle more anche essere esteso alla residenza de quo”.
Secondo il Ctu che ha redatto nel 2014 la perizia sull’immobile si evidenzia “il valore culturale di un bene che rappresenta una memoria storica degli ultimi due secoli passati” e che “dovrebbe essere aperto alla pubblica fruizione destinandolo a museo etno-antropologico o dell’artigianato, o meglio ancora rivitalizzandolo ed attrezzandolo come contenitore multidisciplinare di spazi espositivi e culturali”. La Regione con decreto del 18 dicembre 1989 ha dichiarato, d’altronde, “l’interesse storico e artistico particolarmente importante per lo stesso immobile”. E va evidenziato come proprio il Ctu – riportando ciò nella perizia su Palazzo Paladino – scrive di aver sentito “il dovere deontologico e professionale di segnalare la valenza storica e culturale di un complesso che avrebbe potuto essere utilizzato dall’Ente Municipale ai fini sociali e culturali per la conservazione della memoria storica per le generazioni future e per rispetto della storia dell’architettura”.