“Prendiamo atto con soddisfazione della decisione del Consiglio di presidenza dell’Ars di avviare le trattative sindacali per arrivare entro sessanta giorni ad un accordo che possa ripristinare il tetto attuale dei 240 mila euro o introdurre dei limiti alle indennità stipendiali previste prima della riduzione. La politica può e deve trovare il modo di tagliare i cosiddetti “stipendi d’oro” in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando”.
Lo afferma Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo.
“La sentenza della Corte Costituzionale e il filo che lega dal punto di vista normativo l’Ars e il Senato non possono diventare un alibi per mantenere livelli inadeguati di remunerazione – sottolinea Patrizia Di Dio –. Auspico che si trovi una soluzione al più presto e che questa valga per tutti i livelli, non solo per i dirigenti, consiglieri parlamentari ma anche per altre figure in modo tale da mantenere comunque una adeguata differenza di compenso tra chi svolge mansioni diverse sotto il profilo delle responsabilità”.
“Il taglio una tantum degli stipendi all’Ars in scadenza il 31 dicembre – aggiunge la presidente di Confcommercio Palermo – ha rappresentato un importante segnale di moralizzazione della politica che poco e niente invece ha fatto in questi anni per le imprese siciliane, costrette a faticare non poco per resistere alla crisi, mentre tantissime hanno dovuto chiudere le loro attività. Chiediamo quindi che il tetto agli stipendi venga mantenuto. Nessuno si mette in gioco come gli imprenditori che rischiano di tasca loro tutto l’anno per le proprie aziende e per salvaguardare il personale dipendente, e che pur essendo il pilastro dell’economia probabilmente si sognano di percepire guadagni così alti. Un eventuale ritorno ai cosiddetti “stipendi d’oro” non è in questo momento un buon segnale da trasferire ai cittadini e agli imprenditori che tanto faticano a mandare avanti sia le famiglie che le aziende e che sono sottoposti ad un livello di tassazione ormai insostenibile. I sacrifici di cittadini ed imprenditori – conclude Patrizia Di Dio – non possono servire a sostenere stipendi abnormi ed alimentare privilegi che sono inconcepibili e lontani dal tempo in cui viviamo. Siamo certi che l’Assemblea regionale siciliana troverà una soluzione ragionevole affinché prevalga il buon senso”.