C’è il via libera della Commissione elettorale a tutte le 24 liste presentate a sostegno dei 5 candidati sindaco. In totale, contando solo chi è sceso in campo per il consiglio comunale sono quasi 800 i candidati. Un altro piccolo esercito è schierato per il rinnovo dei consigli di circoscrizioni ed anche in questo caso il numero è altissimo. Basti pensare che solo Basile ha presentato venti liste per le Municipalità alle quali aggiungere quelle di Maurizio Croce e Franco De Domenico. Una sola lista al quartiere per Gino Sturniolo (il V) e nessuna per Salvatore Totaro. C’è anche una lista indipendente ed è quella guidata da Agatino Bonarrigo al terzo.
Oggi sarà sorteggiata la disposizione nelle schede elettorali ma di fatto la campagna elettorale entra nel vivo. In programma un week end di fuoco tra big dei partiti in città, convention, comizi, giri nei quartieri, incontri di forze sociali con i candidati e conferenze stampa.
La sfida è all’ultimo voto e la battaglia è per il cosiddetto “voto disgiunto”, quello cioè che “slega” il collegamento tra consigliere comunale e sindaco. C’è chi “tifa” per usufruirne e chi lo vede come il temibile ostacolo. A Messina le ultime competizioni elettorali, 2013 e 2018, sono state contrassegnate proprio dalle “vittime” del voto disgiunto. I candidati sindaco considerati più forti grazie alle liste corazzate sono “caduti” sul disgiunto, perdendo altissimi punti di percentuale andati che li ha costretti al ballottaggio e li ha portati alla sconfitta. Felice Calabrò prima e Dino Bramanti poi hanno perso punti rispetto alle liste e al ballottaggio sono risultati perdenti.
Ma ogni elezione fa storia a sé e questa di Messina vede i riflettori di tutto il mondo politico soprattutto in vista delle Regionali. Messina infatti, a differenza di Palermo, sta vedendo il centrodestra senza un pezzo, quello della Lega nella versione new “Prima l’Italia”, che dopo la rottura di Nino Germanà con la coalizione, si è spostata a favore di Federico Basile. Un accordo tecnico lo definiscono, ma l’esito delle urne il 12 giugno, messo a confronto con i risultati dei singoli partiti a Palermo (in accordo su Lagalla), avrà il suo peso sulle trattative per la candidatura a presidente della Regione.
Cinque candidati ai nastri di partenza (Federico Basile, Maurizio Croce, Franco De Domenico, Gino Sturniolo, Salvatore Totaro) e come al solito nessuna possibilità per Messina di avere una sindaca. Anche questi 5 anni saranno, sotto questo profilo, un’occasione perduta per la classe politica e dirigente messinese, che a differenza di altre realtà, sconta una concezione arcaica delle quote rosa, della doppia preferenza di genere e delle tematica in generale. Nel dibattito di febbraio sembrava quasi che ci fossero soltanto candidate sindaco (Matilde Siracusano, Valentina Zafarana, Carlotta Previti, Antonella Russo, Maria Flavia Timbro). Poi, nel volgere di un mattino, quando i partiti si sono messi intorno a un tavolo, le donne sono tornate fuori dalla porta. Anche questa volta. Rientreranno quando si dovranno assegnare le quote in giunta, a urne chiuse, e anche quello sarà un balletto già scontato. Un posto di vice non lo si nega a nessuna (ma non sempre).