L’autrice ed interprete palermitana Olivia Sellerio aprirà il Castelbuono Classica. Il primo appuntamento della rassegna concertistica si terrà a Palermo nella splendida Villa Filippina, domenica 25 luglio alle 21:30.
La Sellerio, in questa occasione, farà un grande regalo agli appassionati di musica. Per la prima volta dal vivo, presenterà il suo nuovo album “Zara Zabara – 12 Canzoni per Montalbano”.
L’INTERVISTA
Cosa prova ad aprire una rassegna così importante nella sua città con “Zara Zabara”?
Per me è una felicità, perché io sono di Palermo, perché qui ho scelto di restare, perché è a Palermo che tutte le canzoni sono state concepite, scritte e registrate; perché molti dei musicisti al mio fianco nel disco sono palermitani, uno fra tutti Lino Costa ha suonato con me dagli esordi di questa avventura; perché qui ha visto la luce Zara Zabara, e qui speravo fosse battezzato, con un live nella mia Palermo, e dopo il fermo del mondo ripartire da casa è un desiderio che si realizza, un’esaudirsi specialmente bello e commovente.
E non ultimo, farlo dal palco di Castelbuono Classica e collaborare con lo staff e un padrone di casa, illuminato e appassionato come il suo direttore artistico, Nicola Mogavero, è un piacere raro .
Si aspettava che le sue canzoni in dialetto siciliano potessero far breccia in un mercato che sembra cosi sordo a certe proposte musicali e nei cuori di tanti spettatori italiani e stranieri?
In lingua siciliana! No, chi poteva immaginare che un ascolto di pochi minuti, il più delle volte in coda di puntata, spesso amputato insieme ai titoli, come usa nella televisione italiana, avrebbe potuto permettere a queste mie canzoni un tale riverbero e pubblico di appassionati? E ancora di più sorprendono i commenti dall’estero, dall’Inghilterra dove le serie del Commissario di Vigata sono trasmesse dalla BBC che rispetta i titoli di coda per tutta la loro durata, come quelli dall’Argentina, il cui pubblico calorosissimo aveva accolto il nostro tour del 2019 con grandissimo affetto e partecipazione, cantando persino dalla sala intere frasi dei brani insieme a noi.
Ci racconta la genesi di queste canzoni? Quando e come nascono?
Le ho scritte nell’arco di 5 anni, in punta di piedi, come piccoli camei, le prime 6 per “Il giovane Montalbano”, le altre 6 per “Il commissario Montalbano”. Onorata dell’opportunità di comporre e cantare per la più amata serie della televisione italiana, e in punta di piedi, sì, sentendo tutto il peso della responsabilità – nel mio caso doppio- , di muovermi tra le storie e i dialoghi di Camilleri, tra le note di due grandi compositori come Andrea Guerra e Franco Piersanti, tra le inquadrature di due registi straordinari come Gianluca Tavarelli e il compianto Alberto Sironi, e tra i respiri di due cast d’eccellenza, e tutto poi con la consapevolezza che la mia voce sarebbe stata l’unico elemento comune alle due produzioni. Ne è risultato una sorta di concept album a posteriori, intendo che solo dopo mi sono accorta del filo rosso, della coerenza interna, che inaspettatamente le legava.
E così, nei brani vengono trattati i temi che Camilleri ha affrontato nei suoi romanzi, poi trasposti sullo schermo…
Si, nel caso di canzoni da incastonare in una serie, non si può prescindere dal fare i conti con la trama e la temperatura emotiva della puntata, specie se, per quanto in minuscola parte, si contribuisce a determinarla, perciò ecco questi racconti nei racconti, temi spesso difficili, scabrosi e fortissimi ; è un disco accorato e politico, che canta la tragedia della diaspora e la disperazione del migrare, le ragioni delle donne, l’amore, meiracoloso o infelice, le sue miserie, le sue follie, canta la “spartenza”, la pena del separarsi e la felicità del ritrovarsi, canta la storia oltraggiata e la verità distorta, e il ritorno di un tempo sperato di verità e giustizia.
Temi forti che Camilleri trattava con l’imponenza della sua leggerezza, nell’invenzione della sua lingua, con parole di “petra e piumi”.
E che io, da questo, che mi piace pensare come un piccolo ulteriore satellite del suo pianeta straordinario, semplicemente canto, per volontà e per caso.
Quale canzone di Zara Zabara preferiva Andrea Camilleri?
Non gliel’ho mai chiesto, ma era generoso e faceva prio a ogni nuova canzone, però, quando andai a trovarlo prima della pubblicazione dell’album per sottoporgli il titolo (che è a sua volta una reivenzione Camilleriana dell’espressione zara bazara e gli piacque molto), volle riascoltare tutti i brani e che gli leggessi poi i testi uno per uno con calma; quando fu il turno di “‘U curaggiu di li pedi”, all’epoca l’ultimo scritto, che aveva commentato le immagini di uno sbarco di migranti, nell’episodio “L’altro capo del filo”, volle letto e riletto il ritornello che gioca con le parole e dice “E ’nta li mori amari, l’amu a amari l’omu a mari, Ca ’nta li mori amari semu a mari, E ’nta li mori amari, l’amu a amari l’omu a mari, O ’nta li mori amari amuri mori”.
Nelle more amare (in questo tempo amaro) dobbiamo amare l’uomo in mare, ‘che nelle more amare “siamo a mare”, nelle more amare dobbiamo amare l’uomo in mare o nelle more amare l’Amore muore.
E cosa le disse?
Posso dire che sorrise, ma terrò gelosamente per me quello che disse.
Di questo brano dice “all’epoca l’ultimo scritto”, intende che ce ne sono successivi all’uscita del disco e non contenuti in Zara Zabara?
Uno, andato in onda nell’episodio “La rete di protezione”, nel 2020, lo canterò per la prima volta dal vivo proprio domenica sera : “U scrusciu d’u mari”, è un fiore ad Andrea Camilleri a un anno dalla sua scomparsa. Alla domanda “cosa ti manca più della Sicilia?” rispondeva “U scrusciu d’u mari”, molti tra noi siciliani e non solo, si ritrovano in questa risposta, certamente io, e adesso ogni volta che ascolto lo scroscio del mare mi riporta a lui, e alle sue parole.