Già da lunedì scorso la procura di Pisa, su indicazione del medico legale che aveva sottoposto il cadavere a esame esterno, ha ipotizzato che i resti carbonizzati trovati nella campagna di San Giuliano Terme, potessero appartenere allo studente universitario siciliano sparito da Pisa il 24 luglio, Francesco Pantaleo, 27 anni di Marsala (Trapani), e la cui denuncia di scomparsa era stata presto formalizzata dai genitori.
Lo rende noto il procuratore Alessandro Crini precisando che “l’altezza del cadavere, intorno al metro 1,80 e la pelle dello stesso, in vita di colore chiaro” hanno convinto gli investigatori ad acquisire campioni biologici dei familiari dello scomparso per sottoporli a comparazione genetica, “in particolare con il Dna materno“.
“Il 28 luglio – prosegue Crini in una nota – veniva affidato l’incarico al perito genetista che, con lodevole tempestività, forniva risposta, nei termini già noti, nelle 48 ore successive”.
Il procuratore inoltre smentisce, come invece riportato da quotidiani nei giorni scorsi “che, nel breve lasso di tempo in cui si è sviluppata l’attività di indagine sopra descritta nessun’altra alternativa è stata concretamente sperimentata”, “in particolare, la scomparsa di un soggetto di nazionalità tunisina denunciata dai parenti dello stesso, a Lucca, lo scorso 9 luglio, si è rivelata priva di interesse investigativo, tra l’altro, per la mancata corrispondenza, nell’altezza, tra lo straniero e il cadavere rintracciato a San Giuliano Terme“.