Si è avvalso delle facoltà di non rispondere Francesco Mulè, 76 anni, ritenuto il presunto reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro riportato in carcere nei giorni scorsi dopo essere stato liberato per un difetto di motivazione nell’ordinanza di custodia cautelare. Gli avvocati Giovanni Castronovo, Marco Clementi e Valentina Clementi hanno richiesto una nuova perizia medica per valutare se le condizioni di Mulè siano compatibili con la permanenza in carcere.
Per gli avvocati come testimonierebbero diversi accertamenti eseguiti all’ospedale Civico Mulè sta male e non può stare in carcere. Sempre i legali hanno chiesto di rivisitare la decisione del gip di emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare. Una sentenza della Cassazione in passato ha stabilito che di fronte ad un vizio formale la Procura possa chiedere l’emissione di un nuovo provvedimento, motivando le esigenze cautelari eccezionali.
Mulè è personaggio chiave dell’inchiesta, era stato arrestato a novembre, ma era tornato libero il 29 dicembre dopo la decisione del tribunale del Riesame. La Procura ha però chiesto nuovamente la custodia cautelare in cella per l’indagato, alla luce dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico, e il gip ha accolto l’istanza. Mulè è stato quindi nuovamente arrestato dai carabinieri e condotto in cella. L’inchiesta sul clan è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale. In cella a dicembre era finito anche il figlio di Francesco Mulè, Massimo.